Il bimbo che parlò di abusi e riti satanici: "Mi sono inventato tutto"

Nel 1997 Davide raccontò di abusi subiti e riti satanici che coinvolgevano altri bambini. Partì dalle sue dichiarazioni la vicenda che riguardò i "Diavoli della Bassa modenese". Oggi, però, il ragazzo smentisce tutto

Il bimbo che parlò di abusi e riti satanici: "Mi sono inventato tutto"

"Non c'era nulla di vero, mi sono inventato tutto". A parlare, in un'intervista a Repubblica, è Davide, un ragazzo di 31 anni, che nel 1997 aveva dato il via all'inchiesta su quelli che vennero chiamati i "Diavoli della Bassa Modenese", accusati di abusi sessuali sui bambini e di aver compiuto dei riti satanici.

Tutto era partito proprio dalle dichiarazioni di Davide, che aveva rivelato alla psicologa di essere stato abusato dal padre e dal fratello e di aver visto altri bambini ai quali era toccata la stessa sorte. La vicenda iniziò "quando avevo 7 anni. I miei genitori erano poveri e venni affidato a un'altra famiglia- racconta il ragazzo a Repubblica- Ogni tanto però, come prevedeva la prassi, tornavo dalla mia famiglia d'origine. Una volta vidi mia madre naturale molto triste. E divenni cupo anche io. Così, quando tornai dalla famiglia affidataria, la donna che poi diventò la mia mamma adottiva mi chiese se fossi stato maltrattato. Ha insistito tanto che alla fine le dissi di sì". A quella risposta affermativa seguirono una serie di colloqui con la psicologa e le assistenti sociali che, spiega Davide, "iniziarono a martellarmi di domande. Ricordo diversi colloqui anche di 8 ore. Non smettevano finché non dicevo quello che volevano loro". Ma come si passò da una storia di abuso famigliare al coinvolgimento di altri bambini e perfino ai riti satanici? "Mi chiesero di dire dei nomi e io inventai dei nomi a caso, su un foglio. Per disperazione. Ho inventato che mio fratello aveva abusato di me, che c'erano delle persone che facevano dei riti satanici".

Dopo quei colloqui, altri bambini vennero ascoltati dalle psicologhe e dagli assistenti sociali e fecero gli stessi racconti di Davide. Così, altri bimbi vennero allontanati dalle loro famiglie e seguirono processi, condanne, diversi anni di carcere e assoluzioni. Nel frattempo, i bambini erano stati affidati ad altre famiglie. Nella lente di ingrandimento degli inquirenti finirono decine di genitori e perfino il parroco, accusato di far parte del gruppo di satanisti che svolgeva i riti al cimitero. I "Diavoli", però, sostengono un'altra verità, a cui diede risalto il giornalista Pablo Trincia, con il podcast Veleno: le accuse di abusi sarebbero state indotte dai colloqui con psicologi e assistenti sociali. "Non c'era nulla di vero- dice ora Davide, il bimbo da cui partì la vicenda-Mi sono inventato tutto. Perché se dicevo che stavo bene non mi credeva nessuno. A forza di insistere ho detto quello che si volevano sentir dire". Inoltre, stando al racconto del 31enne, la psicologa "una volta cercò anche di farmi accusare una donna che mi aveva accolto quando ero piccolo. Ma io non lo feci". Convinta che Davide avesse subito abusi era anche la mamma adottiva: "Secondo lei è impossibile che un bambino possa inventarsi cose del genere. Ma vi assicuro che dopo determinate domande un bambino dice quello che vuoi. Se a un bambino dici dieci volte che i genitori facevano cose brutte, alla fine lui dice, sì, facevano cose brutte". Dopo anni, Davide aveva scelto di riallacciare i rapporti con la famiglia di origine. "Ma mia madre adottiva- racconta- ha detto che dovevo scegliere: o noi o loro. E ci sono stato molto male". In questi anni, il 31enne è stato anche ricoverato diverse volte, per cercare di stare meglio dal punto di vista psicologico e, racconta, "mia madre mi ha portato anche dallo psicologo Claudio Foti, a Bibbiano. Anche lui ha provato a farmi dire che avevo subito gli abusi. E di stare lontano dai giornalisti".

La versione di Davide, però, non coincide con quella di altri bambini che furono protagonisti delle vicende del tempo e che ancora oggi, a distanza di anni, ricordano gli abusi e i maltrattamenti subiti. Secondo il 31enne, questo avviene "perché nelle loro menti si è ormai creato un falso ricordo. O perché è difficile raccontare la verità adesso, dopo tanti anni.

Hai paura che se la possano prendere con te per tutte le bugie che hai detto". E aggiunge: "Anche io avevo paura di dire la verità. Ai ragazzi voglio dire di farsi forza, perché nessuno ce l'ha con noi. Siamo vittime".

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