"Il Bolscevico" pubblica le lettere del Saviano "marxista-leninista"

L'organo del partito marxista-leninista italiano critica Saviano per aver omesso il suo rapporto con Il Bolscevico e il PMLI

"Il Bolscevico" pubblica le lettere del Saviano "marxista-leninista"

Alcuni lo chiamerebbero "il fuoco amico". Fatto sta che Roberto Saviano, noto scittore e autore di Gomorra, dopo essere stato attaccato da Matteo Salvini (e tanti altri), è finito anche nel mirino de Il Bolscevico, organo del Partito marxista-leninista italiano.

Nei giorni scorsi infatti il giornale ha pubblicato un lungo articolo contro Saviano, dal titolo accusatorio: "Saviano racconta la sua gioventù, ma omette il suo rapporto con il PMLI e "Il Bolscevico". Nel pezzo campeggiano una fotografia da giovane dell'autore di Gomorra, maglietta di Che Guevara e capelli lunghi. Oltre ad alcune missive spedite dall'ancora sconosciuto scrittore. Nella prima si legge: "Compagni, vi mando dalla culla della civiltà classiva un grande grosso saluto, alla redazione, al CC, ed a tutti i militanti del PMLI". Firmato: "Roberto" e una stella a cinque punte. Risale invece all'11 marzo del 1997 una poesia inserita all'interno di una lettera, dedicata "ai caduti della classe operaria, morti durante il loro lavoro", vittime delle "logiche di profitto dei governi liberali".

Il Bolscevico accusa Saviano di aver omesso questo passaggio della sua vita giovanile nell'intervista rilasciata al Venerdì di Repubblica in occasione del suo 40esimo compleanno. "In questa intervista - si legge - , egli non fa cenno del non breve e pur intenso rapporto, durato oltre un anno, che intrattenne con il PMLI e “Il Bolscevico” nel suo periodo giovanile, nel passaggio tra l’adolescenza e la maturità, quando si definiva, come nella sua prima lettera spedita al PMLI il 3 maggio 1996, con la richiesta di inviargli testi e altro materiale informativo sul Partito, 'un ragazzo da sempre impegnato nella lotta di classe e militante della sinistra rivoluzionaria extraparlamentare', di tendenza 'guevarista/trotzkista'". Apprezzamento rimarcato in una seconda lettera del 1996, quando Saviano si definiva "'un marxista-leninista di Caserta', precisando di comprare saltuariamente il nostro giornale e di essere 'ideologicamente su alcuni punti in contrasto' con il Partito, e di lottare 'con tutte le mie forze per la rivoluzione proletaria e per una scuola libera e gratuita'".

Quello che proprio non va giù all'organo del partito marxista è che lo scrittore non li abbia citati nel racconto della sua vita. Il rapporto intercorso con loro sarebbe infatti "tutt’altro che sporadico e superficiale, bensì di un periodo significativo della sua formazione politica e culturale giovanile, negli anni cruciali tra la maturità e il primo anno di università".

Certo, ammette il giornale, "il Roberto Saviano di oggi è tutt’altra persona da quel giovane che a 17 anni", ma ci tiene a ricordare a tutti che lo scrittore "ci scriveva 'ho studiato le tesi di Mao e Lenin che hanno rafforzato la mia ideologia marxista-leninista', e Marx, Engels, Lenin e Mao sono 'grandi statisti che con il loro pensiero e la loro azione hanno cambiato e cambieranno il modo di pensare e di agire'" (lettera del 9/1/97)".

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