Il boss Mazzarella non si pente, ma evita l'ergastolo

Sconterà soltanto 20 anni di carcere per essersi dissociato dal suo clan camorrista

Il boss Mazzarella non si pente, ma evita l'ergastolo

Francesco Mazzarella, accusato di essere il mandante del duplice omicidio dei due innocenti fratelli di origine rom, Mirko e Goran Radosavljevic, (scelti a caso per dare un monito a tutti quelli che abitavano nel campo di Secondigliano solo per vendicare l’affronto di aver subito un furto in casa mentre era detenuto al regime dei domiciliari) è riuscito a evitare la pena dell’ergastolo.

Il boss, infatti, ha scelto di dissociarsi dalla famiglia ma non di pentirsi. Una decisione, la sua, che gli ha permesso di ottenere un consistente sconto di pena. Scelta analoga, ancora, l’hanno fatta i suoi fedelissimi. Stiamo parlando di Alfonso Criscuolo, Giuseppe Di Vaio e Carlo Radice.

Al centro dell’attenzione dei giudici, però, non è finito soltanto l’omicidio dei due fratelli rom, ma anche il delitto di Francesco Ferrone, avvenuto il 3 febbraio del 2004 nell’ufficio del garage sito in piazza Mercato, così come l’omicidio di Antonio Scafaro, assassinato il 6 marzo 2005 sempre in piazza Mercato.

L’ammissione delle responsabilità in merito ai quattro omicidi ha consentito a Mazzarella di vedere la propria condanna riformulata da parte dei giudici dell’Appello.

Il boss, difeso dall’avvocato Antonio Briganti, adesso, dovrà scontare una pena di 20 anni di reclusione.

Certo, adesso, sulla questione si apre un nuovo dibattito: basta dissociarsi dal proprio clan, anche senza diventare collaboratore di giustizia, per ottenere uno sconto di pena anche quando si parla di reati di questa gravità?

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