Si ammala di epatite dopo la trasfusione. Ora il ministero della Salute deve risarcirla

Arriva la sentenza dopo 37 anni. Il Tribunale di Lecce dispone la somma di 250mila euro di ristoro

Si ammala di epatite dopo la trasfusione. Ora il ministero della Salute deve risarcirla


Dovrà versare 250mila euro il ministero della Salute per risarcire una donna 55enne di Brindisi affetta da epatite C in seguito a una trasfusione di sangue infetto. Così ha stabilito il Tribunale di Lecce accogliendo la domanda presentata dall'avvocato della donna, Mario Lazzaro.

La sentenza è di primo grado. Emessa qualche giorno fa, rappresenta il primo “sospirato” traguardo per la protagonista di una drammatica vicenda risalente al 1979. All'epoca la donna, appena 18enne, fu sottoposta a un intervento chirurgico nell'ospedale “Di Summa”. In quel frangente sarebbe avvenuta la trasfusione di sangue infetto e la trasmissione del virus Hcv divenuto poi epatite C.

La donna scoprì solo dieci anni dopo l'infezione, nel momento in cui, alla vigilia del parto, fece le analisi previste dai protocolli medici. Il virus silente per un periodo così lungo non mo0strò i segni evidenti della malattia fino al 2007. Fu allora che la 55enne brindisina decise di chiedere giustizia rivolgendosi all'avvocato Lazzaro.

Quest'ultimo ha così trascinato davanti al Tribunale di Lecce il ministero della Salute riuscendo a superare l'ostacolo previsto dalla prescrizione che limita a cinque anni la possibilità di ricorrere in giudizio, in casi simili, per chiedere il risarcimento. Alcune sentenze della Corte di Cassazione, non lontane nel tempo, facendo giurisprudenza, hanno stabilito che si possa avanzare domanda di risarsimento in caso di patologia purché questa si sia manifestata molto tempo dopo, come nel caso della 55enne di Brindisi.



Così i giudici del Tribunale di Lecce hanno accolto la richiesta della parte lesa respingendo l'eccezione del ministero malgrado il processo presentasse anche una difficoltà in più: nel 1979 quella trasfusione che avrebbe fatto ammalare la donna, non fu registrata dal personale dell'ospedale “Di Summa”.

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