La brutta guerra tra le città più belle

La brutta guerra tra le città più belle

Quasi un profeta. Avevo detto agli amici di Prato di non concorrere per la grottesca mattanza della capitale italiana della cultura 2020. L'Emilia ha fatto il pieno, con Reggio, Piacenza e Parma. Sono rimaste fuori città bellissime come Benevento, Foligno, Ravello, Noto, Ragusa. Queste ingiuste esclusioni si possono spiegare con la contiguità territoriale: nel 2017 fu capitale della cultura Pistoia. Difficile che tre anni dopo tocchi a Prato. Lo stesso vale per le città siciliane. Palermo sarà capitale nel 2018. Difficile che poco dopo tocchi a Noto o a Ragusa. Ma perché allora è entrata Agrigento? Immagino la malinconia dell'amico Fabio Granata che aveva puntato tutto su Noto. Ma la commissione le ha preferito Casale Monferrato. Ravello è uno dei luoghi più belli del mondo, ma vuoi mettere Reggio Emilia? Fatico a capire; e ho sempre risparmiato la pena a Urbino. Come città bellissime si umilino a sottoporsi al giudizio di una commissione che userà indici e parametri, naturalmente arbitrari, per scegliere l'una o l'altra città mi appare incomprensibile. Le insensate graduatorie, invece di esaltare i valori dei luoghi, li mortificano e li umiliano.

Le vere capitali non concorrono; si distinguono per quello che sono e per quello che fanno. Escludere Ravello vuol dire negare l'evidenza, senza una ragione logica, semplicemente per aver accettato un sistema sbagliato, senza parametri certi, se non gli insensati capricci di una commissione.

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