Migliaia di persone sono scese in strada in Calabria per protestare contro la decisione del governo di inserire la Regione nella cosiddetta "zona rossa", quella che prevede una ulteriore forte restrizione per i cittadini e le attività commerciali per tentare di arginare l’epidemia di coronavirus nel nostro Paese.
A Cosenza i manifestanti hanno urlato slogan contro i politici regionali e nazionali accusati di aver distrutto la sanità calabrese. Il sit-in, partito da Piazza Kennedy si è poi spostato verso lo svincolo autostradale di Cosenza Sud, sull'A2 e quindi in direzione dell'ospedale cittadino. Le numerose persone presenti in strada hanno urlato slogan come "se ci chiudete ci pagate" ma anche "moriamo di covid o moriamo di fame". Per fortuna, nonostante la tensione, la manifestazione si è svolta in modo pacifico.
Proteste anche a Reggio Calabria. Nella città costiera migliaia di persone sono scese in strada chiedendo anche di parlare col prefetto per la sospensione del Dpcm. Inizialmente l’appuntamento era iniziato con un presidio. Successivamente, però, i manifestanti si sono mossi sul corso Garibaldi gridando "libertà". Nel corso della manifestazione si sono, purtroppo, verificati anche dei disordini: l’esplosione di quattro bombe carta, il lancio di qualche oggetto e momenti di tensione con le forze dell'ordine hanno caratterizzato la protesta. Un carabiniere, colpito da un sasso, è rimasto lievemente ferito ed ha perso sangue da un orecchio. Soccorso, il militare è stato subito medicato. Intanto una delegazione di cittadini è stata ricevuta in prefettura. Proteste si sono registrate anche a Lamezia Terme dove a scendere in piazza sono stati centinaia di esercenti preoccupati per il loro futuro.
Sulla questione dell’istituzione della "zona rossa" questa mattina è intervenuto il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, che ha annunciato un ricorso contro il provvedimento firmato dal ministro Roberto Speranza. "Impugneremo la nuova ordinanza del ministro della Salute che istituisce la zona rossa in Calabria. Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale". "Le costanti interlocuzioni che ho avuto in questi giorni con i membri del Governo e con il commissario Arcuri, al di là della grande disponibilità al dialogo da parte di tutti - ha aggiunto Spirlì - non hanno prodotto alcuna modifica rispetto alla volontà, evidentemente preconcetta, di "chiudere" una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d'Aosta".
Il presidente ha sottolineato come altre Regioni "con dati peggiori dei nostri sono state inoltre inserite nella zona arancione e hanno evitato, e ne sono felice, la chiusura.
Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la 'vita' o la 'morte' di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria".
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