Dopo 20 anni alla sbarra assolte e risarcite le "camicie verdi"

È stato riconosciuto il risarcimento dei danni ai militanti leghisti assolti dall'accusa di banda armata: "ingiustificata " la durata (quasi vent'anni) del procedimento contro le Camicie verdi

Dopo 20 anni alla sbarra assolte e risarcite le "camicie verdi"

Dopo l'assoluzione arrivano anche i risarcimenti per le "Camicie verdi", i 34 militanti leghisti accusati di costituzione di banda armata, al termine di un processo durato vent'anni.

Il proscioglimento era arrivato a maggio 2016: quando la Cassazione ha rigettato il ricorso della procura, una ventina dei 34 imputati hanno chiesto i danni al ministero della Giustizia. I militanti leghisti hanno ottenuto 7.360 euro a testa di risarcimento, accordato per l'"ingiustificata" durata del procedimento: sono rimasti in sede di udienza preliminare per 19 anni e 6 mesi.

La storia

Tutto ha inizio a Pontida nel giugno del 1996. Durante uno dei raduni del Carroccio, fu fondato il Comitato di liberazione della Padania che, si leggeva nello statuto, "si dota di un servizio d’ordine organizzato nell’ambito dei territori della Padania, che viene denominato Camicie verdi". Un gruppo di militanti, residenti in diverse province del Nord e soprattutto nel veronese, si riunisce così nella neonata "Guardia nazionale padana".

Tra le cosiddette "Camicie verdi" ci sono anche alcuni big della Lega Nord: Umberto Bossi, Roberto Maroni, Francesco Speroni, Roberto Calderoli, Mario Borghezio, Giancarlo Pagliarini e Marco Formentini.

Subito dopo l'atto fondativo, l'allora procuratore di Verona, Guido Papalia, apre un'inchiesta. Secondo il magistrato l'organizzazione avrebbe "caratteristiche paramilitari" e l'intenzione di "disciogliere l'unità dello Stato". Così ha inizio la lunghissima vicenda giudiziaria.

La vicenda giudiziaria

Un primo rinvio a giudizio arriva solo 14 anni più tardi, nel 2010. Nel frattempo la Corte costituzionale aveva riconusciuto l'immunità parlamentare, decretata da Camera e Senato, a Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli, Francesco Speroni, Giancarlo Pagliarini e Mario Borghezio, che a quei tempi ricoprivano cariche parlamentari e che escono così dall'inchiesta.

Per gli altri 36 indagati, il tribunale veronese prospetta un'accusa pesantissima: costituzione di banda armata. Alla base delle accuse ci sarebbero state una serie di intercettazioni telefoniche in cui, almeno secondo la Procura, sarebbe stato chiaro l'obiettivo di pianificare la secessione anche con l'uso delle armi.

Ma nel 2014 arriva un altro intoppo. I giudici accolgono l'eccezione di competenza territoriale presentata dall’avvocato di uno degli accusati e il procedimento viene spostato a Bergamo. L'atto costitutivo della Guardia nazionale padana infatti, era stato siglato a Pontida.

A 18 anni dall'inizio dell'indagine, viene chiesto un nuovo rinvio a giudizio dalla procura di Bergamo. Nel frattempo le Camicie verdi imputate sono scese a 34: Marco Formentini, ex sindaco di Milano, ha fatto valere l'immunità perché al tempo dei fatti era europarlamentare, e Alfredo Pollini, uno dei fondatori della Guardia padana, è deceduto.

L'accusa è di "aver promosso, costituito, organizzato o diretto un'associazione di carattere militare". I militanti leghisti rischiavano una pena compresa fra uno e dieci anni di reclusione. Invece vengono tutti prosciolti.

Il risarcimento

"Verrebbe da dire giustizia è fatta davanti alla notizia dell'assoluzione piena dei 34 cittadini eternamente imputati nel processo a Verona sulle 'camicie verdi'. Ma in questo momento insieme alla soddisfazione per la conclusione di questa assurda e lunghissima vicenda processuale, c'è anche un senso di frustrazione e rammarico, perché questo processo, così lungo, impegnativo e costoso, non avrebbe mai dovuto neppure iniziare, trattandosi solo di opinioni liberamente espresse, senza che mai ci fosse stato un singolo atto di violenza o prevaricazione", ha commentato su Facebook Roberto Calderoli.

Per il leader del Carroccio, Matteo Salvini, la vicenda non finisce lì: "Chiederò il risarcimento danni anche al ministero della Giustizia, perché per anni si sono spesi milioni di euro dei cittadini italiani per un processo senza senso", ha ammonito. E infatti, una ventina dei 34 imputati hanno schiesto e ottenuto un risarcimento per i danni provocati dal processo ventennale.

"Mai più processi alle idee. Sono felice che l'incredibile vicenda giudiziaria delle Camicie verdi si sia conclusa con un risarcimento agli imputati, già assolti un anno fa, per l'ingiustizia subita in questo assurdo e lunghissimo processo durato vent'anni - ha dichiarato l'onorevole Paolo Grimoldi, Segretario della Lega Lombarda-Lega Nord - Accordando un risarcimento di 7.

360 agli imputati, che hanno presentato richiesta danni, la giustizia di fatto ha sancito l'errore alla base di questo processo, ha sancito che è stato sbagliato e ingiusto processare le idee, senza che mai vi fossero stati atti di violenza o reati perseguibili. Sono contento che questi 34 uomini siano usciti innocenti da questa eterna telenovela giudiziaria e che, con questo risarcimento, seppur simbolico, sia stata riconosciuta l'ingiustizia che hanno subito in questi anni".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica