I rom accampati in stazione: è l'ennesimo flop della Raggi

Dopo lo sgombero del Camping River, i rom occupano la piazza a Prima Porta. Ed è già allarme per i rischi igienici

I rom accampati in stazione: è l'ennesimo flop della Raggi

Di giorno cuscini e coperte restano nascosti tra gli oleandri e le siepi. Di notte vengono tirati fuori per allestire giacigli di fortuna. Ecco che fine hanno fatto gli sfollati del Camping River. Una sessantina di nomadi che restano accampati sui marciapiedi del piazzale della stazione di Prima Porta. Uomini, donne e bambini che si rifiutano di accettare le soluzioni abitative proposte dal Comune (guarda il video).

Nessuno di loro è riuscito a trovare una casa in affitto approfittando del contributo di 10mila euro a famiglia messo a disposizione dal Campidoglio. Così, dopo lo sgombero del campo di via della Tenuta Piccirilli, l’alternativa è stata una sola: la strada. “La Raggi vuole metterci nei centri di accoglienza e dividerci, le donne e i bambini da una parte, i nostri mariti dall’altra, noi non lo accettiamo”, attacca una rom. Sono le dieci di mattina e un gruppetto di circa venti persone cerca riparo dall’afa all’ombra di un albero sul ciglio della strada. I cartoni abbandonati sul marciapiede sono la prova dell’ennesima notte passata all’addiaccio. L’aria è tesa. Vuoi per il caldo, vuoi per la notte insonne. Vuoi perché l’ennesimo colpo di mano, il tentativo di occupare un ex albergo adibito a centro di accoglienza per richiedenti asilo sulla Flaminia, è stato bloccato dall’intervento delle forze dell’ordine. “Neanche il tempo di sistemare cuscini e materassi e ci hanno buttato tutti fuori, compresi i bambini”, si lamenta un’ex abusivo del River che ieri ha partecipato all’occupazione.

Prima ancora, racconta che si erano sistemati in un terreno poco distante dalla stazione di Prima Porta. Ma ad allontanarli da lì ci hanno pensato, a detta dei nomadi, alcune bombe carta lanciate da qualche facinoroso. “Non è facile passare la notte sul marciapiede, quasi tutti qui si sono ammalati”, si sfoga un uomo. Quelli meglio organizzati, invece, dormono in macchina. “Per lavarci usiamo i bagni della stazione”, continua. Per mangiare e bere, invece, c’è chi si arrangia come può. Qualcuno si concede anche un pranzo ai tavolini del bar della zona, per la gioia della proprietaria, alla quale, tutto sommato, il nuovo vicinato non dà poi troppi problemi. “Si guadagna di più”, ammette sorridendo, mentre dall’accampamento c’è chi non smette di lanciare strali contro il sindaco di Roma. “La Raggi? È cattiva”, si lamenta uno dei nomadi. “Io vorrei un appartamento per me e la mia famiglia ma dal Comune ci offrono solo posti nei centri di accoglienza”.

Come la tendopoli della Croce Rossa di via Ramazzini, dove però per i rom non c’è più spazio. I 22 posti rimanenti messi a disposizione per l’emergenza caldo, secondo le ultime indiscrezioni, sono già stati assegnati ad altrettanti senza fissa dimora. Nonostante dal Campidoglio assicurino di lavorare per dare un tetto a tutti nel minor tempo possibile, in questa periferia a nord di Roma la situazione sembra essere sfuggita di mano. “Abbiamo fatto diverse segnalazioni all’Ama – racconta una farmacista – ma qui nessuno si degna di venire a pulire”. “Inutile dire che tra caldo, sporcizia ed escrementi lasciati lungo la strada qui c’è anche un rischio sanitario”, rimarca. Anche per l’edicolante del piazzale la colpa è delle istituzioni che latitano.

“I nomadi di per sé non sono un problema ma certo questa situazione non fa bene al mio lavoro – denuncia – i clienti che si avvicinano e vedono tutte queste persone accampate, si spaventano e vanno da un’altra parte”. Il degrado, insomma, si è solo spostato un po’ più in là. E nella Capitale dell’emergenza abitativa continua a regnare il caos.

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