La cantina? Ormai è superata Il vino d'autore si beve al super

Due terzi delle bottiglie sono acquistate attraverso la grande distribuzione. Soprattutto le più care

La cantina? Ormai è superata  Il vino d'autore si beve al super

Vino e supermercato sono per molti un ossimoro. Eppure il 62,9% delle bottiglie in Italia sono acquistate nella grande distribuzione, quasi due terzi. Un canale di vendita enormemente più importante rispetto ad altri più dedicati, come la cantina (25%), l'enoteca (7,3) o altro (alimentari, grossisti, vendita a domicilio, internet, che raccolgono solo il 5,1% delle vendite). E molte aziende rinomate ne sono entusiaste, come Berlucchi, produttrice leader di Franciacorta. «A noi la grande distribuzione ha consentito di crescere sin da quando, negli anni Settanta, siamo sbarcati nei supermercati - ci dice Arturo Ziliani, vicepresidente, enologo e responsabile della produzione dell'azienda di Borgonato -. Certo, a volte il problema è che la Gdo sfrutta i grandi marchi per farsi pubblicità vendendoli a prezzi troppo aggressivi. C'è una legge che ci dovrebbe proteggere da questo, ma ha maglie molto larghe. Ma se uno pensa che nella settimana tra Natale e Capodanno il 51% delle bottiglie di spumante metodo classico è targata Berlucchi, capisce la potenza del supermercato».

Tante luci, qualche ombra. Alcune sono dei produttori, che in molti casi esitano a vendere sugli scaffali di super e ipermercati perché temono di vedere compromessa la propria immagine. «E pensare - spiega Ziliani - che in Gran Bretagna ad esempio grande distribuzione è sinonimo di qualità nel vino». Altre sono dei consumatori, condizionati dalle voci (verità? leggende?) per cui le aziende rifornirebbero gli scaffali dei reparti vino dei supermercati con prodotti di qualità inferiore rispetto a quelli riservati a enoteche, wine bar e ristoranti. Anche qui Ziliani corregge il tiro: «Noi alla Gdo destiniamo la linea Cuvée Imperiale e riserviamo i prodotti più alti ad altri canali, ma è logico che sia così». Quanto al fatto che il prodotto sotto le luci intense del supermercato possa rovinarsi presto, è un falso problema. «C'è una rotazione molto veloce».

Il Vinitaly che oggi a Verona celebra l'ultima giornata della sua edizione numero 46 ha dedicato ampio spazio al rapporto tra vino e Gdo. Sono state presentate due ricerche di SymphonyIRI Group, una che fotografa il mercato del vino nella gdo e l'altra, curata dalla sociologa Marilena Colussi, che segnala i comportamenti dei consumatori quando si trovano a scegliere un'etichetta da mettere nel carrello della spesa.

Le vendite nella Gdo nel 2011 sono scese leggermente rispetto al 2010 (-0,9%). A essere penalizzata è in particolare la fascia di prezzo medio, mentre crescono i vini più economici, quelli sotto i 3 euro (+0,6%) e si vive un vero boom di quelli più costosi, sopra i 5 euro (+11,1% per volume). Insomma, il consumatore al supermercato sembra muoversi seguendo due stelle polari: il prezzo basso e la buona qualità. Aumentano le vendite in promozione (38% nel 2011, 37% nel 2010) e quelle di marca commerciale, con il marchio cioè della catena, che sfruttano il rapporto fiduciario passando da 40 a 43 milioni di euro. Quanto al consumatore, ritiene che l'immagine del vino nella Gdo sia migliorata (78,3% del campione), continua a preferire il formato classico da 75 cl (53,5% del vino acquistato), ma richiede una maggiore chiarezza nell'esposizione per tipologia e provenienza regionale, mentre sembra meno interessato al vitigno, all'abbinamento gastronomico, all'annata. Il 50% del campione intervistato dalla Colussi crede che la Gdo porti profitto soprattutto al produttore.

Quanto ai gusti, la maggioranza vuole vini sempre più leggeri (55,2) e predilige i rossi da tavola (18,0), bianchi frizzanti (11,5) e bianchi semi-fermi (7,9). Commovente infine l'affetto verso il made in Italy: il 73,4% del campione (e ben l'88% dei bevitori) considera quello italiano il migliore vino del mondo.

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