Due ecclesiastici di spessore si sono scagliati, durante circostanza diverse, contro il populismo e le sue presunte emanazioni.
Padre Arturo Sosa Abascal, preposito generale della Compagnia di Gesù, lo ha fatto dialogando con i giornalisti presenti al Sinodo dei vescovi sui giovani, in Vaticano, nel bel mezzo della conferenza stampa quotidiana. Il cardinale Walter Kasper, noto teologo e consigliere del papa in materia dottrinale, si è soffermato sui rischi derivanti dall' "abisso di un vuoto pericolosissimo" a Bologna, all'interno della manifestazione intitolata "Ponti di Pace".
Non è certo la prima volta che consacrati di peso tentano di mettere al riparo il Vecchio Continente dall'insorgenza di quello che sarebbe un vero e proprio "pericolo". Sosa aveva definito il populismo "una trappola" quando lo stile politico in questione era solo al principio della sua scalata. Vale la pena notare che, nonostante un certo tipo di narrativa mediatica, un sondaggio ha attribuito ai partiti sovranisti solo il 17% dei seggi in vista delle prossime elezioni europee.
La premessa del "capo" dei gesuiti è tutta un programma: "Oggi - ha esordito - c’è un indebolimento della democrazia che apre a populismi ingenui e nazionalismi discriminatori". L'accento, come accade di consueto, è stato posto sulla gestione dei fenomeni migratori, che rappresenterebbero una "misura della sua umanità". Dove "sua" è riferibile a qualsiasi società debba confrontarsi con le politiche sull'accoglienza dei migranti. I "nazionalisti egosisti", come li ha chiamati il vertice dei gesuiti, non sarebbero in grado di domandarsi per quali ragioni coloro che tentano di raggiungere le coste europee siano costretti a questa scelta. Ma riflettere sulle premesse non è sufficiente. Bisogna anche chiedersi "come promuovere una culturale dell'accoglienza" e comprendere "cosa capita dopo". Poi, come riportato dalla Sir, padre Sosa si è soffermato sulle tempistiche di permanenza, a suo dire troppo lunghe, all'interno dei campi profughi: diciassette anni - ha puntualizzato - sono una "cifra scandolosa".
Il cardinale Walter Kasper, dal canto suo, ha dichiarato che un "vuoto" pervadente oggi in Europa sta causando "la comparsa di un atteggiamento identitario, che cerca una nuova identità, ma la cerca a scapito degli altri". Il populismo, insomma, che "non cerca integrazione e inclusione ma l’esclusione degli altri". Ecco, quindi, che la conseguenza più visibile per il porporato tedesco è un vero e proprio ritorno della xenofobia, che sarebbe il prodotto di questo "nuovo nazionalismo". Poi l'elencazione degli slogan che simboleggerebbero questa tendenza: "America first, Italia first, Germania first, Polonia first, Ungheria first, e così via”. Kasper ha aggiunto che pure "i migranti cadono in questo abisso", ma ha al contempo voluto ammettere che "molti cristiani simpatizzano per i partiti di destra o addirittura dell’ultradestra". Il teologo progressista ha parlato pure dell'esistenza di un "clima" che "ci avverte del pericolo di un nuovo fascismo”, come si legge sempre sull'agenzia citata.
Il
cristianesimo e il cattolicesimo, per entrambi, sembra chiamato a tracciare una via alternativa al populismo. Una strada "universale", che blocchi sul nascere il possibile sviluppo di nuove forme di estremismo ideologico.
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