"Posso solo confermarvi che intendo continuare a svolgere l'azione che sto svolgendo anche per altre persone e spero che anche per i cittadini italiani possa essere affermato e riconosciuto il diritto a non subire come una tortura una condizione di vita che non vogliono". Lo ha affermato l'esponente radicale e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, dopo essere stato interrogato per circa due ore e mezza dal pm di Milano Tiziana Siciliano che lo ha indagato per aiuto al suicidio in relazione alla morte di dj Fabo, assistito fino al decesso in una clinica svizzera.
Al magistrato Cappato ha confermato quanto aveva già dichiarato davanti ai carabinieri, cioè di aver "aiutato Fabo a ottenere quel che desiderava", cioè la morte assistita. Il ruolo di Cappato in quella vicenda è stato quello di aver accompagnato personalmente Fabo, con l'auto di quest'ultimo, in provincia di Zurigo alla clinica Dignitas dove è morto due giorni dopo.
A interrogatorio terminato, Cappato ha parlato brevemente ai giornalisti spiegando di continuare ancora ad aiutare altre persone a ottenere il suicidio assistito, nonostante rischi, per l'accusa di aiuto al suicidio, dai 5 ai 12 anni di reclusione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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