Ci risiamo con l'alzata di scudi della marginale ma potente casta che ha in odio il centrodestra, ritenuto culturalmente e antropologicamente inferiore e quindi indegno di guidare il Paese a prescindere dai risultati elettorali. Fino a ieri tutto ciò si chiamava antiberlusconismo, da domenica si aggiunge l'antisalvinismo, avendo il leader leghista ottenuto la maggioranza della coalizione.
Stando a quanto trapela dalle stanze del Quirinale e dai piani alti della Confindustria e considerato quanto scrivono gli opinionisti di sinistra (molti dei quali rosicano, a proposito di razzismo, perché il primo senatore di colore lo porta in Parlamento la Lega e non la Boldrini), qualsiasi soluzione per il nuovo governo va bene, basta che non sia a guida centrodestra. Coalizione peraltro uscita vincitrice dalle elezioni. Di Maio più Pd va bene, centrodestra più Pd no.
Penso che nessuno, tanto meno i leader del centrodestra, siano entusiasti o davvero interessati (spero di no) a governare con le spoglie del Pd renziano, ma la discriminazione in atto è inaccettabile a prescindere dalla volontà dei diretti interessati. Se a spaventare è l'aumentato peso della Lega nella coalizione, ritenuto da questi signori addirittura pericoloso per la stabilità del Paese, basterebbe ricordare che il partito di Salvini governa da anni, con efficienza e rispetto delle regole democratiche, le due Regioni italiane (Lombardia e Veneto) che rappresentano la locomotiva dell'Italia. Occorrerebbe rinfrescare la memoria sul fatto che ministri di una Lega ben più scalmanata a parole di quella salviniana, hanno ricoperto - ai tempi di Bossi - ruoli delicatissimi di governo (compreso quello di ministro dell'Interno) lasciando spesso rimpianti per la loro serietà e affidabilità.
C'è poi un'altra questione. Si dice che non si può lasciare fuori da un governo un partito, i Cinque Stelle, che ha ottenuto oltre il 30 per cento del consenso, soprattutto in quella parte d'Italia il centro-sud - colorata in giallo nell'ormai famosa cartina geografica che visualizza il risultato elettorale. Perfetto. Ma che cosa ne facciamo dei diritti di quell'altra parte di cittadini (tra l'altro più numerosi dei primi) del pezzo d'Italia - il centro-nord - colorata in azzurro nella medesima cartina? Possono essere ignorati e calpestati dal Quirinale e dalla Confindustria solo perché hanno votato in massa centrodestra?
Tutti gli elettori meritano lo stesso rispetto, indipendentemente da come si sono espressi nell'urna. Ma se proprio si devono fare distinguo varrebbe la pena di tenere conto che l'Italia «azzurra» produce il doppio del Pil di quella «gialla».
Non per questo il suo giudizio vale di più, ovviamente, ma va rispettato e considerato con l'attenzione che merita chi manda avanti la baracca.Qualsiasi tipo di maggioranza troveranno i partiti (ammesso che ne trovino una) è sicuramente legittima. Ma qualsiasi, non a prescindere tutte meno una, come qualcuno va sostenendo in queste ore.
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