Un appartamento “chiavi in mano” a Viterbo? Basta sborsare dieci, quindicimila euro al funzionario giusto, con la complicità di un sindacalista e di un intermediario fra un’associazione inquilini e l’ex Istituto Autonomo Case Popolari, l’Ater di via Igino Garbini. Ed ecco che, una volta intascata la prima trance dall’aspirante locatario, le porte come per magia si aprono, letteralmente sfondate dall’intermediario, per far entrare i nuovi assegnatari.
Famiglie mai iscritte nelle graduatorie ma che in poche ore diventano occupanti, senza k, abusivi. Tangenti per un giro di affari stimato in decine di migliaia di euro quelle scoperte dalla Guardia di Finanza e dai carabinieri del comando Provinciale viterbese. Tre le persone arrestate: I.A., cinquantaseienne di Capranica nonché solerte funzionario dell’Ater; V.U., sessantenne di Viterbo, dirigente a livello provinciale di un importante sindacato degli inquilini, il SICeT (Sindacato Inquilini Casa e Territorio) e C.C., di ventitré anni di Viterbo, detto anche il “fabbro ferraio”, incaricato di individuare le famiglie bisognose di una casa, presentarle all’associazione dei locatari per farle inserire nella “lista” parallela da consegnare al dipendente Ater.
L’inchiesta - diretta dal sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Viterbo, Paola Conti - viene avviata nel febbraio scorso, in seguito alla denuncia di una donna presentata alle Fiamme Gialle. A verbale la vittima racconta di aver ricevuto una richiesta di denaro al fine di ottenere in assegnazione un alloggio popolare. Con l’arresto in flagranza di reato, eseguito dai Carabinieri di Viterbo, di due extracomunitari che avevano occupato abusivamente un appartamento popolare nel quartiere “Santa Barbara”, partono definitivamente le indagini.
Intercettazioni telefoniche, ambientali e videoregistrazioni producono prove a non finire. Tanto per cominciare si stabiliscono posizioni e ruoli degli indagati: I.A., il funzionario Ater, si occupa di segnalare gli immobili sfitti che possono essere occupati. Successivamente si preoccupa di “sistemare” al meglio i documenti dei nuovi inquilini, ovvero produrre falsi atti, perché sembri tutto regolare; V.U., in qualità di dirigente a livello provinciale del Sicet di via Santa Maria Marescotti, è a conoscenza delle situazioni sulle quali poter avviare l’attività delittuosa.
A questi, difatti, si rivolgono numerose famiglie in cerca di un alloggio popolare, disposte anche a versare somme di denaro pur di risolvere la loro sistemazione abitativa. Pattuita la cifra sempre quest’ultimo la ripartisce con i due complici. Il 21 marzo è il primo anche ad essere arrestato, bloccato dai militari mentre riceve 700 euro di acconto da una donna extracomunitaria in cambio di un bilocale.
Infine il 23enne viterbese, incaricato di procacciare “clienti”, ovvero gli inquilini interessati all’affare. Una volta intascata la caparra il giovane si occupa di sfondare le porte di accesso agli appartamenti che poi vengono occupati irregolarmente. Anche lui viene arrestato in flagranza di reato e successivamente sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di firma.
Con l’esecuzione, in carcere, dell’ultima ordinanza di arresto, diretta al dirigente Ater, l’operazione congiunta “Casa Dolce Casa” arriva a conclusione. Secondo gli inquirenti è stata smantellata una vera e propria associazione per delinquere operante da anni e finalizzata alla concussione, ovvero nell’indebita appropriazione di denaro a privati cittadini (spesso famiglie indigenti) in cambio dell’occupazione di alloggi gestiti dall’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale.
Significativo il fatto che le somme pattuite venivano pagate in due momenti: il 50 per cento all’atto dell’adesione al disegno criminoso, la seconda al momento dell’occupazione abusiva dell’alloggio popolare. Sequestrato denaro ancora da dividere, titoli e carte varie, ovviamente false.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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