Dopo quasi due mesi di apprensione è arrivata la sentenza tanto attesa dai figli di Marianna Manduca, la donna uccisa dal marito nel giugno del 2007 nonostante le 12 denunce sottoscritte prima di morire. La cassazione ha accolto il ricorso dei figli avverso la sentenza di secondo grado dei giudici di Messina che prevedeva la sottrazione ai ragazzi della somma di denaro erogata dallo Stato a titolo di risarcimento. Ripercorriamo quanto successo dalla data del femminicidio fino alle ultime vicende giudiziarie che hanno portato alla sentenza di oggi.
Marianna Manduca, viveva nel territorio di Palagonia, in provincia di Catania. Sposata con Saverio Nolfo era divenuta mamma di tre bambini. Il loro rapporto di coppia purtroppo non è stato mai sereno. La donna era sottoposta continuamente a maltrattamenti e vessazioni da parte del marito. Nei suoi confronti l’uomo non esitava a riversare violenze, insulti e minacce. Tutto ciò anche alla presenza dei figli che all’epoca erano solo dei bambini. Questa situazione ha spinto la donna a chiedere aiuto alle forze dell’ordine per ben dodici volte con altrettante denunce. Qualche mese dopo, Marianna è stata uccisa dal marito. In quegli anni non vi erano ancora le leggi sullo stalking per cui era risultato difficile arrestare l’uomo prima di arrivare al tragico epilogo. L’assenza di una legge specifica non è stata però considerata una scusante.
Infatti è stato rilevante osservare come la donna in quelle denunce avesse fornito delle prove schiaccianti che avrebbero consentito l’arresto del marito sulla base di alcuni reati, come ad esempio, la minaccia a mano armata. Nonostante ciò, le misure adottate non hanno consentito di evitare l’omicidio. Nel periodo successivo alla terribile fine della donna, i genitori adottivi dei tre bambini hanno avviato una causa contro lo Stato che, secondo la loro accusa, non aveva adottato i provvedimenti necessari ad evitare la morte della donna.
La sentenza di primo grado ha dato ragione a questa tesi prevedendo un risarcimento in denaro per i figli della vittima: 250mila euro che i genitori adottivi hanno investito per realizzare un B&B riuscendo a far crescere, studiare e mantenere i ragazzi che devono ancora completare gli studi. La Corte d’Appello di Messina ha poi invece annullato quel risarcimento accogliendo il ricorso della Presidenza del Consiglio. La sentenza in questione è stata impugnata dalla famiglia di Marianna di fronte alla Cassazione, ma nel corso dell’udienza, il procuratore generale ha chiesto il rigetto del ricorso. Oggi invece è arrivata la buona notizia: la Cassazione ha ribaltato la sentenza della corte d'appello sul caso di Marianna Manduca e il ricorso dei tre ragazzi è stato accolto.
"Un femminicidio non è mai inevitabile”.
A dichiararlo la senatrice Pd, capogruppo in commissione diritti umani, Valeria Fedeli che ha proseguito: "Una sentenza che pretendeva la restituzione di quanto era stato destinato in primo grado ai tre orfani che, adesso, potranno finalmente sperare di avere giustizia e di sapere che il femminicidio della loro mamma, come di ogni altra donna, non è affatto un destino ineluttabile bensì una violenza che ogni volta colpisce tutto il Paese, inaccettabile sempre e ovunque compresi i tribunali e che sempre, ovunque e da tutti, va contrastata e prevenuta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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