Un caso Meredith alla bolognese. Irrisolto

L’omicidio di Stefano Gonella, 26 anni, risale al 2006 e ricorda quello della studentessa inglese uccisa a Perugia. Nessuno però ne parla. Anche se gli inquirenti non si arrendono

Niente sesso, niente droga, niente imputate fotogeniche. Un giallo irrisolto da sei anni, ma di cui nessuno parla. Stefano Gonella non è Meredith Kercher, la sua faccia non è finita in prima pagina. Eppure, purtroppo, i due ragazzi hanno molte cose in comune. Sono morti molto giovani, lei nel 2007 a 21 anni, lui nel 2006 a 26. Uccisi in una città che non era la loro, dove abitavano per studiare o lavorare: Meredith a Perugia dall’Inghilterra e Stefano Gonella a Bologna da Bergamo. Con la grossa differenza, al di là dell’eco mediatica, i contorni dell’omicidio della studentessa sono stati più o meno delineati e tre persone sono state processate, una delle quali condannata, per il delitto. Mentre quello del giovane portiere di notte resta avvolto nel mistero. E nessun presunto colpevole è stato individuato né portato alla sbarra.

Stefano Gonella è stato ucciso a coltellate all’alba del 24 settembre 2006 nella sua casa di via Passarotti, prima periferia della città dove si era trasferito per lavorare come portiere di notte in un albergo. Pochi giorni fa da Bologna sono arrivate alcune novità sul caso. Le indagini infatti continuano, ci sono ancora qualche cocciuto investigatore e un magistrato puntiglioso che sperano di trovare l’assassino. L’attenzione degli inquirenti si concentra finalmente su un elemento specifico: due utenze telefoniche, cui Squadra mobile e Procura sono arrivati dopo aver setacciato una imponente mole di dati.

Due anni e mezzo fa le indagini sono ripartite grazie a un nuovo sistema informatico, chiamato Sfera, con cui è stato analizzato il traffico telefonico raccolto nell’inchiesta coordinata dal pm Maria Gabriella Tavano. La ricerca tra le utenze utilizzate nell’area e nelle ore dell’omicidio, e lungo il percorso fatto dalla vittima la sera prima della sua morte per rincasare, ha ristretto il cerchio. Anche attraverso i confronti con il Dna trovato sulla scena del delitto e con l’identikit del presunto assassino. Il risultato sono due sole utenze, sulla cui titolarità gli inquirenti mantengono il massimo riserbo.

Il giallo di Bologna è un rompicapo. Il movente resta misterioso, tanto che all’inizio si pensò che fosse stata opera di uno squilibrato. È quasi certo che la vittima conoscesse l’omicida. La sera prima di venire ucciso Gonella, che era socievole a aveva molti conoscenti, rientrò a casa dopo essere stato in diversi locali. Con lui probabilmente c’era l’assassino.

I due parlarono a lungo e ascoltarono musica, fino a una violenta colluttazione e al delitto. Un ragazzo spagnolo che era ospite a casa della vittima sentì forti rumori, uscì dalla sua camera e vide fuggire un uomo con i capelli lunghi.

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