Medico nei guai: "Dose sbagliata per omonimia". E la paziente muore

Nei guai il medico di Macerata che ha confuso le due pazienti con lo stesso nome dando la cura di una all'altra e causandone la morte

Medico nei guai: "Dose sbagliata per omonimia". E la paziente muore

Per due persone, a volte, avere lo stesso nome e cognome potrebbe causare degli inconvenienti. Ancora peggio se il fenomeno di omonimia si manifesta nei reparti di un ospedale. E proprio questo è avvenuto a Macerata: una dottoressa avrebbe causato il decesso di un'anziana per uno scambio di identità. Alla donna, infatti, era stata somministrata una quantità insufficiente del farmaco anticoagulante che, nelle giuste quantità, le avrebbe salvato la vita.

L'incredibile storia di omonimia

I fatti sono avvenuti nel settembre del 2019 tra i reparti dell'ospedale pubblico di Macerata. Qui Maria Ellida Domizi era di turno per sorvegliare i pazienti del centro. Tra questi c'era anche la 78enne Adele Luchetti con una fibrillazione atriale. La prassi che si svolge in questi casi è quella di registrare i malati all'interno di un sistema chiamato Taonet, attraverso il quale appaiono sintomi, malattie e cure da esercitare per chi deve sostenere la terapia anticoagulante con il farmaco Coumadin.

Proprio queste circostanze hanno generato l'errore fatale. Il computer conteneva già nel database un'altra paziente dal nome uguale: una 86enne di Tolentino. L'errore elettronico e la poca attenzione del medico hanno alterato il dosaggio del farmaco per la 78enne, risultando più basso di quanto la donna necessitava. Ciò ha scaturito un'alterazione dei valori del sangue e il conseguente ictus ischemico che ha portato alla morte dell'anziana.

I fatti giudiziari

Dopo la denuncia dei parenti della defunta, la procura aveva aperto un'inchiesta sul caso. Ma a seguito di alcuni accertamenti si era stabilito che l'errore fosse stato generato dall'omonimia delle due pazienti e quindi per fatti esterni all'azione del medico. Opponendosi a tale decisione, i figli dell'anziana avevano ritenuto che la dottoressa fosse colpevole di negligenza e imperizia per non essersi accertata sulla reale identità della paziente e quindi l'hanno trascinata nuovamente nelle aule del tribunale.

Il caso, dunque, è stato riaperto e adesso l'intera documentazione si trova al vaglio del giudice che dovrà stabilire se la Domizi è davvero responsabile dell'accaduto e quindi

colpevole di omicidio colposo. La difesa, intanto, sta lavorando per analizzare il farmaco e capire se la morte della paziente sia avvenuta davvero a causa della dose sbagliata del farmaco. L’udienza è stata rinviata al 6 luglio.

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