Giulio Regeni è stato interrogato per sette giorni prima di essere ucciso: le ferite ritrovate sul suo corpo dimostrano che le torture sarebbero avvenute ad intervalli di 10-14 ore. "Questo significa che chiunque sia accusato di averlo ucciso, lo stava interrogando per ottenere informazioni". Lo riferiscono in esclusiva alla Reuters - che pubblica la notizia sul suo sito - due fonti della procura egiziana che a loro volta riportano la testimonianza di Hisham Abdel Hamid, direttore del dipartimento di medicina legale del Cairo, che ha eseguito l’autopsia. "Questo - scrive la Reuters nella sua esclusiva - è l’indicazione più forte sul fatto che Regeni sia stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani. I loro metodi di interrogatorio comprendono bruciature di sigaretta ad intervalli di diversi giorni: secondo i gruppi per i diritti umani, è il segno distintivo dei servizi di sicurezza". Le fonti della procura egiziana riferiscono che Hisham Abdel Hamid è stato ascoltato in procura la scorsa settimana in merito all’autopsia che ha condotto.
Il direttore del Dipartimento di medicina legale, aggiungono le fonti, era accompagnato da due collaboratori che assieme a lui avevano eseguito l’esame autoptico sul corpo di Regeni. "Il referto dell’autopsia mostra che c’è un certo numero di ferite provocate nello stesso momento, altre provocate in un secondo momento e altre ancora provocate successivamente", hanno riferito le fonti della procura egiziana. "Le ferite e le fratture riscontrare, insomma, si sono verificate in tempi diversi durante un periodo di circa 5-7 giorni".
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