La Cei: "No alle convivenze prima del matrimonio"

Per i vescovi italiani, il fenomeno delle convivenze è una "paralisi del desiderio"

La Cei: "No alle convivenze prima del matrimonio"

Nonostante le convivenze prima del matrimonio siano ormai cosa socialmente accettata e anzi siano in aumento, la Cei continua a non accettarle. "Non possiamo rassegnarci a un generale senso di impotenza di fronte al dilagare di un fenomeno che coinvolge sempre più persone verso le quali la comunità cristiana deve sviluppare una prudente attenzione pastorale", scrivono i vescovi italiani negli Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia.

"Oggi molte coppie si presentano a chiedere il matrimonio cristiano e a compiere il cammino di preparazione in una condizione di convivenza", osserva mons. Enrico Solmi, presidente della Commissione episcopale per la famiglia e la vita, spiegando che oggi si assiste a una specie di "paralisi del desiderio, quasi che i grandi desideri restino come paralizzati senza riuscire a formulare un vero progetto di vita".

E ancora, "difficilmente si va a convivere avendo un progetto. Talvolta è una decisione determinata dalle circostanze, presa perchè intimoriti dalle difficoltà. In altri casi non è una vera scelta, ma si è mossi da un’abitudine acquisita nel frequentarsi. Si cede talvolta alle distanze date dalla mobilità lavorativa o alla sensazione di inadeguatezza nel vivere ancora in casa con i propri genitori, nella fatica di trovarsi adulti ma praticamente incapaci di compiere un passo decisivo".

Insomma, a impedire il matrimonio è la paura: "Da una parte si vorrebbe condividere la vita con la persona che si ama, dall’altra si ha paura di legarsi in modo definitivo. Ancora appare opportuno intensificare la comunione in un progetto che veda coinvolta la pastorale familiare, giovanile, catechistica, per analizzare il fenomeno e trovare nuove forme di iniziative comuni".

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