Quella censura che sa di razzismo

Neanche ai tempi del Duce. La libertà di stampa, fondamento di ogni democrazia, dovrebbe, almeno tecnicamente, coincidere con la libertà di tipografia

Quella censura che sa di razzismo

N eanche ai tempi del Duce. La libertà di stampa, fondamento di ogni democrazia, dovrebbe, almeno tecnicamente, coincidere con la libertà di tipografia. Ovvero:lo stampatore, per sua natura, è neutrale. Qualcuno invece lo discrimina, considerandolo colpevole di candidarsi dalla parte sbagliata, in una democrazia a senso unico. Non capitava dai tempi delle leggi razziali. Per Marco Travaglio e Cinzia Monteverdi (bravi ragazzi, nelle conversazioni a tavola, con il loro simile Attilio Fontana, di razza bianca) che uno stampatore si candidi con Forza Italia è un peccatomortale, èilmale assoluto, come perifascisti essere ebreo. Così deve essere inteso, se non è una fake news o una sofisticatissima espressione di autosatira, il comunicato che discrimina, infama, caccia e perseguita, il potentissimo stampatore, del virtuosissimo (razzialmente puro) il Fatto: «Apprendiamo dalle agenzie di stampa che Fabio Franceschi, titolare di Grafica veneta e azionista di minoranza della Società editoriale Il Fatto Spa con il 4% delle quote... ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni con Forza Italia». Orrore. E dunque? Prendere subito le distanze e rassicurare i fedeli fattisti: «Intendiamo tranquillizzare i nostri lettori sull’assoluta incompatibilità con la nostra società editoriale per chiunque ricopraincarichiin qualunqueforza politica.

Entro breve tempo dunque Franceschi - al quale auguriamo le migliori fortune - riceverà una proposta per la cessione del suo pacchetto azionario». Come garantisce la Costituzione, articolo 21: «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Vero, Marco?

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