Il centrodestra non finirà nel buco nero del 27 maggio

Il centrodestra non finirà nel buco nero del 27 maggio

Mentre il peggior governo della Repubblica sta letteralmente divorando il futuro del Paese mischiando sovranismo imbelle e decrescita infelice, nel centrodestra che dovrebbe marciare unito sta invece nascendo un nuovo partito trasversale, quello del 27. Inteso, ovviamente, come il 27 maggio, ossia il giorno che seguirà il big bang delle elezioni europee e che dovrebbe vedere Forza Italia inghiottita da una sorta di buco nero elettorale. Ebbene, io credo che questo partito obliquo che spedisce le sue missive dai sottoscala più nascosti ma sempre frequentatissimi della politica, nelle mezze frasi o negli attacchi agli alleati, non debba trovare sponde fra noi, fra chi dice «parlerò il 27». Ora non c'è bisogno di valigie pronte: anzi, ce ne sarebbe bisogno eccome, ma per girare l'Italia, la nostra bella Italia, e mettersi al lavoro al fianco del presidente, la cui generosità e il cui amore per Forza Italia andrebbero ricambiati con entusiasmo. Ora più che mai, insomma, è il momento di fare squadra, di indossare la stessa maglietta e di correre a più non posso, proprio come stanno facendo le squadre rivali. Ricordiamoci che quando si vota col proporzionale tutti gli altri sono rivali e fanno il loro gioco: questa volta quindi non si usa il fioretto.

Lei sa bene, direttore, che da mesi va molto di moda una corrente di pensiero la chiamo eufemisticamente così che trova ogni giorno una narrazione mediatica accondiscendente prospettando un «nuovo» centrodestra senza Berlusconi, il leader che il centrodestra in Italia seppe inventarlo unificando Nord e Sud con un'alleanza vincente che salvò l'Italia dalla deriva postcomunista. L'equazione è chiara: senza Forza Italia, due sovranismi insieme non fanno un centrodestra, fanno solo una destra estrema, e quando il Paese uscirà dalle macerie lasciate da questo governo avrà bisogno di ben altro.

Avrà bisogno anche e soprattutto di noi, che ora dobbiamo sentire tutti l'orgoglio di reagire e di raccontare la realtà. Che è molto diversa da come viene rappresentata, visto che in ben sette elezioni dopo il terremoto storico del 4 marzo Forza Italia non solo ha retto, ma ha dato anche segnali di ripresa che la ridiscesa in campo di Berlusconi non potrà che rafforzare. Anche perché l'Italia si sta svegliando, sta iniziando a capire che il cambiamento, anche quando è necessario, di per sé non è un valore, dipende da quello che riesce ad esprimere e a costruire, e il cambiamento gialloverde si è rivelato solo un concentrato di slogan, di improvvisazione e di contenuti negativi. Un cambiamento distruttivo, insomma, al quale Forza Italia si è opposta da subito.

Ora dobbiamo pensare positivo: ripetere ossessivamente il mantra del rinnovamento appare solo un pretesto, visto tanto per fare un solo esempio - che alle ultime elezioni i nostri gruppi parlamentari sono stati rinnovati per più di due terzi, e che stanno facendo un ottimo lavoro di squadra. Possiamo contare su una classe di amministratori locali di prim'ordine che va coinvolta di più e meglio valorizzata, certo, ma intanto facciamo una grande campagna elettorale, una campagna di verità per convincere gli italiani che, se vogliono davvero cambiare in meglio l'Unione, è Forza Italia l'unico motore del cambiamento, perché i sovranisti non avranno voce in capitolo.

Il de profundis di Forza Italia comparso ieri nei resoconti di alcuni quotidiani è solo una brutta fiction che la realtà si premurerà molto presto di smentire. La politica non è matematica, ma ha comunque le sue regole e la sua logica: con il Pd che Zingaretti sta riportando alla peggior sinistra, si apre un grande spazio per una forza di centro collaudata e pragmatica, a cui non può che guardare l'elettorato che non si riconosce nella deriva sovranista.

Voglio essere ancora più chiara, il partito del Pil c'è già, e si chiama Forza Italia: chi sogna sorpassi ed esperimenti di laboratorio per cancellarci dal centrodestra, magari attraverso nuove transumanze di classe politica, rischia di essere inghiottito nello stesso buco nero in cui sono finiti in passato altri autorevoli esploratori di formule. Forza Italia non fungerà mai da utile idiota di un governo che sta scrivendo il necrologio del Paese portandolo all'isolamento internazionale e allo sfascio economico, e chi ne fa parte deve aspettarsi di doverne prima o poi pagare il conto. Ma non saremo nemmeno gli utili idioti di chi ci vorrebbe confinare ad alleati buoni solo come amministratori locali. Noi siamo sempre, coerentemente, gli stessi. Dunque, chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre.

Anna Maria Bernini

capogruppo Forza Italia al Senato

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