Certezze per tutti, non solo al pallone

Potenza del calcio. Prima che per i ristoranti, i cinema, i teatri, le palestre e chi più ne ha più ne metta, il governo ha deciso la data della riapertura al pubblico per gli stadi

Certezze per tutti, non solo al pallone

Potenza del calcio. Prima che per i ristoranti, i cinema, i teatri, le palestre e chi più ne ha più ne metta, il governo ha deciso la data della riapertura al pubblico per gli stadi: sarà l'11 giugno, partita inaugurale all'Olimpico di Roma dei Campionati europei di calcio. Senza il via libera anticipato, l'Italia rischiava di perdere questa importante vetrina, quindi diciamo che abbiamo ceduto a un non celato ricatto dell'Uefa, l'organismo europeo del pallone.

Quel giorno all'Olimpico convergeranno quasi ventimila persone un quarto della capienza -, che come assembramento non è male. Logica vuole che per quella data sia previsto un inatteso liberi tutti, a prescindere dalle curve del Covid e delle vaccinazioni, o forse già oggi chi di dovere sa che a giugno la situazione sarà ben diversa dall'attuale. Ma se ci sono previsioni così certe, perché non dire chiaramente quando potranno riaprire altre attività, magari meno nobili di quella pallonara, ma vitali per milioni di italiani? Non è giusto che solo i calciatori e il business del loro mondo - possano vivere di certezze, programmare il loro lavoro. Non crede il governo che analogo trattamento meritino anche altre categorie? Se si può dire quando riapriranno gli stadi, immagino che - salvo imprevisti importanti - la stessa cosa si possa fare per i negozi, i ristoranti, i musei che non hanno certo il potere e le conoscenze altolocate dell'Uefa, ma contribuiscono al Pil italiano in misura assai maggiore.

Perché i casi sono due. O il problema è sanitario, e allora nessuno può garantire nulla con due mesi di anticipo; oppure è politico, e allora parliamone. Se il ministro Speranza non obietta su ventimila persone all'Olimpico deve spiegarci perché non permette, né ci dice con certezza quando permetterà, a venti persone di sedersi distanziate con mascherina ai tavoli di una trattoria all'aperto; perché non alle stesse condizioni nella sala di un cinema o nel salone di un parrucchiere.

Il calcio è uno sport meraviglioso, ma purtroppo non si vive di solo calcio, anche se

fosse vero, come si usa dire, che il pallone è il moderno oppio dei popoli. Ognuno ha la sua droga, noi siamo per quella della libertà di lavorare. Nessuno vuole essere incosciente, ma neppure passare per il fesso di turno.

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