«Stare insieme deve essere una scelta reciproca. E deve presupporre rispetto e assunzione di responsabilità da ambo le parti», così, dopo «15 anni di vita insieme», bisogna prendere questa decisione «dolorosa ma inevitabile» e interrompere il «rapporto speciale». Stiamo pubblicando il dialogo di un romanzo d'appendice tra due innamorati giunti al capolinea? In un certo senso sì, perché gli elementi del canovaccio del dramma sentimentale ci sono tutti: il marito tradito, la moglie che rivendica la sua libertà, la battaglia per gli alimenti, il figlio conteso e pure il nonno un po' matto che sbraita, a favor di telecamera, sciorinando i fatti suoi. È la soap opera Cinque Stelle, il grande divorzio all'italiana della primavera 2021. Ieri, con le malinconiche frasi sopraccitate, Davide Casaleggio ha ufficializzato la fine dei rapporti tra Rousseau e il Movimento. Che è un po' come quando il marito butta fuori di casa la moglie, perché la piattaforma era il motore e il contenitore di tutte le scelte politiche dei grillini. Un divorzio al sapor di funerale che era nell'aria, ma che decreta la fine della galassia pentastellata con un'esplosione pirotecnica: Casaleggio che toglie le chiavi di Rousseau ai suoi parlamentari e chiede loro l'affitto arretrato, il Movimento che attacca il marito-padrone di essersi impicciato di fatti non suoi, Giuseppe Conte - evidentemente frastornato - che non sa se andare in affidamento al primo o ai secondi e Beppe Grillo che si fa deflagrare come un kamikaze nel suo video-delirio in difesa del figlio. D'altronde, la creatura politica creata da un comico, non poteva che finire in una tragicommedia che piomba sulla politica e sul governo.
Come in ogni divorzio che si rispetti c'è, soprattutto, una questione di soldi. Finito l'amore pazzo e disperato, rimangono sempre i conti da saldare e i mutui da estinguere. Quattrocentocinquantamila euro, «un'enorme mole di debiti cumulati dal MoVimento 5 Stelle nei confronti dell'Associazione», ribadisce Casaleggio, sottolineando che ora dovrà mettere in cassa integrazione i suoi dipendenti. Ma nella reprimenda del Casaleggio tradito, c'è anche la rivendicazione della proprietà, politica e intellettuale, del cammino fatto insieme: «Rousseau è nato molto prima del MoVimento stesso. Oggi siamo a terra, ma ci rialzeremo perché noi siamo MoVimento». Difficile, dopo mesi di sputtanamento incrociato e dopo anni di governo dissennato e inconcludente, che i grillini risorgano dalle loro ceneri. Non esiste alcuna terapia di coppia per questo tipo di separazioni, perché il legame che si è sciolto non è quello del sacro vincolo coniugale, ma quello del vincolo democratico con gli elettori.
Più facilmente li ritroveremo in tribunale, a scannarsi per la proprietà di blog, siti internet e simboli di partito. Dall'uno vale uno sono passati al tutti contro tutti e alla fine non ci ha guadagnato nessuno. Soprattutto gli italiani.
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