Chiesa cattolica, pure le suore soffrono di stress lavorativo

Le suore sottoposte a "bornout" lavorativo. Adesso arriva l'allarme delle consacrate. Il Vaticano chiamato alla risoluzione di un nuovo caso

Chiesa cattolica, pure le suore soffrono di stress lavorativo

La misericordia non è un lavoro per gente rilassata. E le suore della Chiesa cattolica possono percepire più o meno il medesimo stress provato da chi è immerso nei ritmi della contemporaneità. La vocazione non protegge da certi rischi.

Le madri superiori, poi, vivono questa condizione in modo ancor più evidente. Le responsabilità sono maggiori. Tanto che l'Unione superiori generali ha scelto di mettere in campo un progetto complessivo, che si propone di di prevenire il cosiddetto "bornout", che è una vera e propria sindrome riconosciuta. La questione - come ripercorso dall'Adnkronos - è stata discussa all'interno di un workshop romano. Il fine è anche quello di far presente la situazione alla Santa Sede. Si parla, infatti, di un'opera di "sensibilizzazione", che deve essere recepita anche dalla Congregazioni. Il monito sullo stress cui le consacrate sono sottoposte, poi, non proviene da una fonte esterna, ma da "Donne Chiesa Mondo", ossia da un mensile de L'Osservatore Romano, che è edito dal Vaticano. Un ulteriore motivo per cui è neccessario prendere in considerazione il grido dall'allarme delle consacrate.

Una decisione, peraltro, è già stata presa, con l'approvazione da parte delle alte sfere di piazza San Pietro: verrà creata una "commissione triennale per la cura della persona". Il problema, quindi, va risolto in tempi piuttosto brevi. Le suore ne sono convinte. "Dobbiamo chiederci cosa succede nella nostra Chiesa e nel Paese in cui operiamo". A porre la domanda, sulla fonte sopracitata, è stata proprio una suora, ma laureata in psicologia. Rimostranze - queste - che fanno il paio con quanto emerso mediante un'inchiesta pubblicata nel 2018: in quel caso erano emerse condizioni di sfuttamento. E adesso le suore sembrano voler uscire allo scoperto, segnalando la persistenza di meccanismi quantomeno rivedibili. La sensazione è che in alcune realtà ecclesiastiche non siano ancora state abbandonate usanze ritenute ormai anacronistiche. Il cardinale Braz De Aviz, che ne ha parlato, si è espresso così: "La vita consacrata ha radici molto forti ma non ci si è accorti che alcune cose vanno cambiate, perché sono invecchiate. La formazione prima di tutto, poi la questione della fraternità, e infine il rapporto autorità-obbedienza".

Non si tratta di sollevare velleità femministe, ma di normalizzare l'esistenza delle consacrate.

Una battaglia che potrebbe però non essere condivisa dalle frange tradizionaliste, che in questi sette anni e mezzo hanno anche narrato di come alcuni ordini monastici siano stati presi di mira dalle gerarchie preposte perché "pregavano troppo".

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