Ricordate la "spiaggia fascista" di Chioggia, dove i bagnanti erano accolti a suon di slogan mussoliniani e inviti a sparare?
Erano i primi giorni di luglio, quando la scoperta del lido ispirato al Ventennio fece scoppiare un vero e proprio caso mediatico. Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini vi si recò in visita esprimendo solidarietà al titolare e Gianni Scarpa, che a pochi giorni di distanza dall'emergere del caso venne anche indagato per apologia di fascismo.
Oggi, a poco meno di tre mesi di tempo da quei fatti, il procuratore capo di Venezia Bruno Cerchi e il sostituto procuratore Francesca Crupi hanno depositato la richiesta di archiviazione presso gli uffici del giudice per le indagini preliminari del capoluogo veneto. I cartelli e le frasi del gestore della spiaggia di Punta Canna secondo la Digos non sarebbero dunque configurabili come inneggianti al fascismo.
Secondo la legge Scelba, infatti, perché si configuri il reato di apologia è necessario che vi sia presenza di atti di proselitismo o di pericolo per la tenuta della stabiltà
democratica dello Stato e delle istituzioni. Un caso che evidentemente non corrisponde a quello delle dune di Punta Canna. Ora l'ultima parola spetterà al gip, che potrà accogliere o rigettare la richiesta di archiviazione.
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