Clandestini al lavoro nelle vigne di Sting, ma lui non sapeva

Anche la proprietà del cantante, ignaro, in una brutta storia di caporalato

Clandestini al lavoro nelle vigne di Sting, ma lui non sapeva

Era una banda pakistana, comandata da alcuni italiani, a sfruttare illegalmente un gruppo di clandestini per metterli al lavoro nelle vigne. Una storia di caporalato su cui si è messa a indagare la procura di Prato, che è riuscita così a fermare i criminali.

Le aziende coinvolte nell'indagine si affidavano a loro per trovare manodopera, ma non erano al corrente del fatto che i lavoratori non erano in regola. Tra le vigne coinvolte anche quella del cantante Sting, per cui tuttavia si era escluso fin da subito un coinvolgimento.

Undici le misure di custodia cautelare: cinque persone ai domiciliari, compresi tre amministratori dell'azienda agricola Coli spa di Tavarnelle Val di Pesa, Firenze, e sei con l'obbligo di dimora. Le accuse? Associazione a delinquere finalizzata all'acquisizione di mandopera clandestina. Uno sfruttamento vero e proprio, con i lavoratori costretti a quindici ore di lavoro al giorno, per non più di 4 euro l'ora.

In ballo ci sono anche accuse per intermediazione illecita nel

reclutamento di cittadini extracomunitari, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, interramento di rifiuti speciali, emissione di fatture false, ostacolo alle indagini e frode in esercizio del commercio.

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