Per colpa del Duce Di Canio lascia la tv

Paolo Di Canio è disoccupato. Momentaneamente. Sky lo ha sospeso dalle funzioni di commentatore e opinionista dei programmi sportivi. La colpa? Un tatuaggio sul bicipite del braccio destro, la scritta Dux, ben visibile, mostrato in un video lanciato sui social. Di Canio, nell'occasione, ha commesso un errore (...)

(...) di forma, non di sostanza: invece dell'uniforme, un classico spezzato con cravatta d'ordinanza e camicia candida, secondo copione di tutti gli opinionisti ex calciatori mannequin, indossava una maglietta aderente per evidenziare il suo torace eburneo, una maglietta però con le maniche corte, e la manica scoperta ha scoperto il fallo, DUX, elementare, DUCE, anche per chi non ha studiato il latino. Invece di un «a noi» è scattato un «ahi lui».

Sky ha applicato la prova tv, le immagini del reato sono state riviste e giudicate alla moviola e la commissione interna ha deciso di squalificarlo. Riassunto: Paolo Di Canio non ha fatto apologia, non ha incitato alla rivoluzione, non ha inneggiato ai fasci e a Benito Mussolini, non ha esibito, come già a lui capitato, il saluto romano, ma stavolta è stato fregato proprio dal braccio, il destro, tatuatissimo come si usa tra atleti, calciatori, uomini di sport, spettacolo e simili, ex e in attività. È il contrappasso. Ma è soprattutto la scoperta dell'acqua calda. Tutti sappiamo, Sky sapeva, era a conoscenza delle idee e dell'ideologia cara al Di Canio Paolo, ma a Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo di Sport Channels e Sky media, sono cascate le braccia: «Abbiamo commesso un errore, ci scusiamo con tutti quelli ai quali abbiano urtato la sensibilità. Dopo un lungo colloquio con l'interessato abbiamo deciso per la sospensione».

Preoccupa il lungo colloquio, preoccupano quelli con la sensibilità urtata. Il giudizio su Di Canio dovrebbe prescindere dalle sue idee politiche, se queste non propagandate in televisione o radio. Altre scritte, non meglio identificate e identificabili, a volte dagli stessi portatori insani, passano in cavalleria. Il mondo dei social si ribella, come si era già ribellato al dux. Prevedo «Je Suis Paolo», secondo usi e costumi del popolo internauta. È un caso di margine, roba piccola spacciata come una cintura esplosiva.

Di Canio diventa un camerata, eroe per chi già lo celebrava come simbolo fascista, un pirla per chi già conosceva certe sue esibizioni. Sky potrebbe sostituirlo senza drammi, il nuovo opinionista passerà la visita dermatologica e dovrà mostrare di essere in possesso al massimo di un'idea. Mai di un'ideologia. E braccia conserte.

Tony Damascelli

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