Nuovo colpo dei carabinieri alla 'ndrangheta in Emilia Romagna.
Nove persone sono state raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Alberto Ziroldi del tribunale di Bologna, nell'ambito di una nuova tranche dell'operazione Aemilia. Tra loro, oltre ad insospettabili prestanome, c'è anche Nicolino Grande Aracri, considerato il boss della 'ndrangheta attiva tra la Calabria e l'Emilia, già in carcere. Nel corso delle decine di perquisizioni effettuate sul territorio nazionale, anche in Lombardia e anche a carico di liberi professionisti, sono state sequestrate società, beni e attività commerciali nella disponibilità diretta della cosca, per oltre 330 milioni.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di trasferimento fraudolento di valori e reimpiego in attività economiche di denaro, beni e altre utilità provento delle attività illecite della cosca.
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri dei comandi provinciali di Modena e Parma e del Ros di Roma, la 'ndrangheta emiliana, strutturalmente autonoma rispetto alla cosca cutrese da cui discende storicamente, aveva costituito società falsamente intestate a terzi, dove conferire ingenti somme di denaro e altre utilità derivanti dai reati fine del sodalizio, oltre a provviste illecite direttamente riconducibili ad Aracri. È questo lo sviluppo investigativo dell'inchiesta che a gennaio aveva visto l'esecuzione di 117 arresti.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Roberto Alfonso e dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, ha portato al sequestro preventivo di nove società di capitali, alcune delle quali impegnate nella realizzazione di importanti contratti
d'appalto all'estero, e di una discoteca.Gli investigatori ritengono che le condotte dei prestanome arrestati abbiano garantito alla cosca la continuità delle attività d'impresa anche dopo l'ordinanza di gennaio.
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