Inutili i soccorsi. Era steso a terra con una profonda ferita di arma da taglio. È morto così don Roberto Malgesini, "il prete degli ultimi" come lo descrivono tutti, ucciso a coltellate stamattina alle 7, a Como in piazza San Rocco. L'aggressione è avvenuta sotto la casa dove abitava il sacerdote, 51 anni, valtellinese di Morbegno (Sondrio). Quando don Roberto è stato ritrovato, ormai i sanitari hanno solo potuto constatarne il decesso. Forte la commozione e il dolore della "sua" Como appena si è diffusa la notizia della morte del don sempre dalla parte dei più deboli. E, secondo quanto riferito dalla diocesi di Como, sarebbe stato proprio uno di quegli "ultimi" di cui si occupava ad accoltellare Don Roberto uccidendolo. Si tratterebbe di un senzatetto immigrato che si è già costituito alle forze dell'ordine. L'uomo, un tunisino in Italia da 30 anni, "aveva problemi psichici e dei provvedimenti di espulsione non eseguiti", ha riferito all'agenzia Agi il direttore della Caritas di Como, Roberto Bernasconi. Dettaglio poi smentito da fonti della Questura di Como. "Non risulta nè dalla documentazione medica che lo riguarda nè dalle verifiche coi servizi sociali", hanno precisato all'Agi. Anche se alcuni volontari che hanno avuto a che fare con l'umo raccontano di suoi "forti sbalzi d'umore". Le stesse fonti della questura hanno poi spiegato che sul tunisino, con precedenti per furto e rapina e arrivato in Italia nel 1993 per sposarsi con un'italiana tre anni dopo, pende un provvedimento di espulsione datato 8 aprile. Poi sospeso a causa blocco dei voli per il coronavirus. Ora sarebbe in corso l'interrogatorio del sospettato dopo che l'uomo è stato medicato in ospedale, perchè si era ferito a un tendine durante l'accoltellamento del prete.
Un uomo buono don Roberto, "un pezzo di pane" secondo la Diocesi, e il sindaco di Como Mario Landriscina ha deciso di proclamare il lutto cittadino. "Non dormiva mai, ci aiutava in tutti i modi non dandoci dei soldi ma con dei gesti concreti", raccontano all'Agi Stefano e Pietro, due persone in difficoltà che hanno dormito per diverso tempo nella parrocchia di San Rocco. "Una sera - prosegue Stefano - gli ho detto che avevo bisogno delle scarpe perchè non ne avevo. Il giorno dopo si è presentato con un paio di scarpe nuove, c'era ancora lo scontrino nella busta. Gli chiedevo quando andava a dormire perchè di notte preparava le colazioni da portare in giro sulla sua Panda grigia, lui rispondeva un paio d'ore al pomeriggio". "Era una persona eccezionale - dice in lacrime Jasminka, una donna croata in Italia da molti anni - gli dicevo sempre che non mi sembrava neanche un prete. Le mie amiche spesso si sono rivolte a lui perchè avevano problemi. Gli procurava cibo e vestiti, tutto quello di cui avevano bisogno".
Da anni il don della parrocchia di San Bartolomeo era il coordinatore del gruppo di volontari che portano ogni mattina qualcosa di caldo da bere ai senzatetto della città, qualche volta entrando in contrasto anche con l'amministrazione cittadina. Serviva alla mensa e al dormitorio, aveva confidenza con molte delle persone che incontrava ogni giorno: quegli ultimi che aiutava come poteva, affrontando ogni rischio. Un rischio che oggi ha pagato con la vita."Questa tragedia - prosegue il direttore della Caritas comasca - è paragonabile a un martirio, voleva trasmettere un messaggio cristiano attraverso la vicinanza a queste persone. È una tragedia che nasce dall'odio che monta in questi giorni ". Stasera, fa sapere la Diocesi, "di fronte alla tragedia la Chiesa di Como si stringe in preghiera per il suo prete don Roberto e per chi l'ha colpito a morte" con un rosario guidato dal vescovo. Sul posto è arrivato anche il vescovo Oscar Cantoni che ha benedetto la salma di don Roberto prima che fosse portata via, mentre a pochi metri dalla chiesa di San Rocco si è formata una folla di fedeli disperata per la perdita del loro don. Il vescovo Cantoni, intervistato da Tv2000, ha definito don Roberto "un martire della carità cristiana". Una disgrazia che si poteva evitare, invece, secondo il conduttore e giornalista Paolo Brosio."È accaduta una cosa vergognosa, un fatto gravissimo. La misericordia, la carità e l'amore per il prossimo non significano abbassare la guardia sulla sicurezza dei cittadini. È morto un prete santo, che era il benefattore del suo assassino, gli dava da mangiare, lo aiutava, mentre se andiamo a vedere, questo signore doveva essere rimpatriato fin dal 2015 e i provvedimenti non erano stati eseguiti. Dov'è lo Stato di diritto che doveva proteggere don Malgesini?".
Durissima la reazione di Eugenio Zoffili, deputato comasco della Lega e presidente del Comitato Bicamerale di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol e di controllo e vigilanza in materia di immigrazione: "Il brutale omicidio avvenuto questa mattina in Piazza San Rocco ha sconvolto la nostra Como, ha ferito profondamente una città che necessita di risposte immediate e concrete da parte dello Stato. Questo è il momento della preghiera e del ricordo, per un martire che ha dedicato la sua vita e le sue energie all'aiuto degli ultimi, ma anche dell'azione. Mi unisco a tutti i comaschi nel ringraziamento a Don Roberto per quanto ha fatto, e mi impegnerò ad onorare al meglio la sua memoria con iniziative concrete". Zoffili ha già convocato il 24 settembre, in audizione presso la bicamerale Schengen, Europol e immigrazione, il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese."Le chiederò anche conto dei rimpatri, un'urgenza per tutto il nostro Paese ma in particolare per quelle zone che, come la provincia di Como, sono territori di confine. Gli sbarchi possono essere fermati, come ha dimostrato Matteo Salvini durante la sua permanenza al Viminale: si tratta solo di avere la volontà politica per farlo. I clandestini presenti anche a Como, come nel resto d'Italia, vanno rimpatriati immediatamente per evitare di favorire il proliferare di situazioni di criminalità e degrado e gravissimi crimini come questo. Inoltre chiederò al Ministro che vengano potenziati gli organici delle forze dell'ordine in tutto il Paese e in modo particolare nelle zone, come la provincia di Como, che per la loro collocazione geografica hanno maggiore necessità di un presidio costante e di un'attenzione particolare. Sono profondamente colpito da questa tragedia, ma anche determinato a fare tutto quanto nelle mie possibilità per impedire che orrori simili possano ripetersi. Vigileremo affinchè questo assassino clandestino paghi senza sconti per quanto ha fatto".
Condivide la condanna della malagestione dei rimpatri da parte delle istituzioni competenti anche l'assessore regionale alla sicurezza, immigrazione e polizia locale, Riccardo De Corato. "Non è possibile che le nostre città siano piene di emarginati extracomunitari con evidenti problemi psichici che non hanno nulla da perdere ad andare in carcere, dove ottengono un posto letto, cibo, istruzione e cure mediche a spese dei cittadini italiani. Nelle carceri lombarde sono 251 i detenuti tunisini. In tutta la Lombardia, secondo Orim e Polis, sono 2.460 i clandestini provenienti dalla Tunisia. Nel 2020 sono sbarcati sulle coste italiane ben 8.623 migranti tunisini. Mi auguro- conclude De Corato- che questa vicenda faccia aprire gli occhi su tutte queste mine vaganti sparse per le nostre città, decisamente troppe, e pronte ad esplodere da un momento all'altro".
E anche il leader della Lega Matteo Salvini, sentito da Adnkronos, ha commentato la vicenda: "Una preghiera per Don Roberto, ucciso stamattina a Como da un immigrato clandestino. Un pensiero per tutti gli italiani e gli immigrati perbene, che amano il nostro Paese e rispettano la Vita". "Don Roberto amava e curava gli ultimi e ha smesso di vivere per qualcuno che non aveva il diritto di vivere in Italia. E non è una questione di pelle, il problema è rispettare le regole e portare rispetto. In questo momento 2mila immigrati sono a bordo di 4 navi da crociera, in altri Paesi li mettono in galera e hanno ragione", ha aggiunto Salvini da Bondeno (Ferrara). Alla preghiera per il prete ucciso si unisce anche il governatore lombardo Attilio Fontana.
"Mi unisco alla comunità di Como che piange la morte di Don Roberto Malgesini, aggredito questa mattina da un senzatetto a cui il sacerdote aveva portato conforto. Da anni Don Roberto all'alba portava i pasti caldi ai poveri della città. Una vita dedicata agli ultimi, un esempio per tutti noi", ha scritto in un post su Facebook.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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