Compravendita senatori, giudici in camera di consiglio

Per l'accusa Berlusconi avrebbe corrotto il senatore De Gregorio, che passando dal centrosinistra all'opposizione fece cadere il governo Prodi nel 2008

L'ex senatore Sergio De Gregorio
L'ex senatore Sergio De Gregorio

Sono entrati in camera di consiglio i giudici del tribunale di Napoli che devono pronunciare la sentenza a carico di Silvio Berlusconi per l'accusa di avere corrotto con tre milioni il senatore Sergio De Gregorio, che passando dal centrosinistra all'opposizione contribuì nel 2008 alla caduta del governo Prodi. Nella requisitoria, ribadita questa mattina dal pm Woodcock, la procura ha chiesto la condanna del Cavaliere a cinque anni di carcere e Valter Lavitola, ex editore dell'Avanti, che fece da tramite tra Berlusconi e De Gregorio, a quattro anni. Nella loro replica i difensori dell'ex premier e di Forza Italia, Niccolò Ghedini e Franco Coppi, hanno ribadito che quella di De Gregorio fu una scelta politica (il senatore dell'Idv aveva a lungo militato in Forza Italia prima di candidarsi con Di Pietro) e in ogni caso assolutamente insindacabile in base alla Costituzione. I finanziamenti a De Gregorio e al suo movimento "Italiani nel mondo" avvennero secondo la difesa alla luce del sole, come i finanziamenti ad altri partiti e movimenti alleati del centrodestra: che poi De Gregorio li abbia usati per regolare i suoi debiti personali e i suoi rapporti con esponenti del crimine organizzato, questo secondo Ghedini riguarda solo lui, e il salvacondotto giudiziario che gli è stato concesso.

La sentenza verrà pronunciata nel pomeriggio "non prima delle 17", anche se - come ha ammesso lo stesso Woodcock nella replica di stamattina - è destinata a venire inghiottita dalla prescrizione: ma avrà comunque, secondo il pm, una funzione "generalpreventiva" verso analoghi comportamenti di malcostume politico.

Alla base del processo ci sono le dichiarazioni di De Gregorio, che dopo avere a lungo rivendicato la trasparenza del suo operato, si è dichiarato corrotto e ha patteggiato una condanna con la condizionale a venti mesi di carcere, e una lettera a Berlusconi in cui Lavitola rivendica di avere "comprato" De Gregorio per conto di Forza Italia: ma Lavitola nega di averla mai scritta. Sullo sfondo del processo, la cosiddetta Operazione Libertà, la campagna lanciata da Berlusconi tra il 2006 e il 2007 per portare all'opposizione una parte dei parlamentari che sostenevano il governo di Prodi.

La procura sostiene che Berlusconi corruppe anche altri parlamentari, rimasti finora senza volto. Ma nessuno degli altri cinque senatori della maggioranza (tra cui Lamberto Dini e il comunista Franco Turigliatto) che come De Gregorio nel gennaio votarono la sfiducia facendo cadere Prodi risulta sia stato indagato.

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