Il Comune di Roma ha deciso di negare l'iscrizione nei prorpi registri anagrafici dell'atto di nascita di una bambina nata in Italia da due mamme.
In un periodo in cui molte città italiane stanno andando verso decisioni innovative e rivoluzionarie dal punto di vista dei diritti dei bambini, nati da genitori omosessuali, Roma sembra rimanere indietro. Il 23 aprile scorso, Chiara Appendino, sindaco di Torino, aveva registrato all'anagrafe l'atto di nascita di un bambino nato in Italia da due madri. Inoltre, il tribunale di Pisa e di Perugia si erano espressi in merito a vicende simili, mettendo in dubbio la costituzionalità della legge che, in Italia, non consente di riconoscere come genitori due persone dello stesso sesso e imponendo al comune di trascrivere l'atto di nascita.
Ma c'è di più. Persino nella capitale, il 29 aprile, era stato registrato l'atto di nascita di un bimbo nato da due papà. In quel caso, però, il figlio era nato in Canada e quindi il Comune aveva solamente dovuto trascrivere la composizione familiare canadese, senza prendere alcuna decisione in merito.
Diversa la vicenda, riportata da Repubblica, che vede protagoniste due donne che, il 28 maggio, si sono recate all'anagrafe per iscrivere la figlia. Invece dell'atto di iscrizione, però, si sono viste rilasciare un certificato recante solo il nome della madre biologica. Al posto della "mamma-bis" figurava che la bimba avesse un padre, senza alcun vincolo di parentela o qualsiasi tipo di legame con la donna. Così facendo, l'amministrazione ha rifiutato di prendere atto della situazione, ossia il concepimento tramite fecondazione assistita, mediante il seme di un donatore sconosciuto.
Virginia Raggi, ancora una volta al centro di polemiche, ha rifiutato la possibilità di inaugurare una nuova stagione dei diritti delle persone omosessuali, non dando la possibilità a due mamme di registrarsi come genitori della propria bimba.
Dura la reazione di Famiglie Arcobaleno, l'associazione a sostegno delle famiglie con genitori dello stesso sesso, che denunciano l'atteggiamento della Raggi, "rimasta sorda alle istanze delle famiglie
omogenitoriali", senza dare la possibilità a un'apertura, cui molti altri Comuni hanno dato origine.Il Gay Pride di Roma, previsto per il prossimo 9 giugno, potrebbe diventare l'occasione per portare in piazza la situazione.
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