Di mamma non ce n'è più una sola. Possono essere, all'occorrenza, anche due. Ne è convinto, almeno, il Tribunale di Pisa che per districarsi in una delicata questione in fil di diritto non ha esitato a rivolgersi alla Corte Costituzionale. Aprendo la strada, forse, alla bi-mamma.
Il caso riguarda due donne che risiedono a Pisa, una toscana e una cittadina americana. Una coppia lesbica che qualche tempo fa si è sposata nello stato americano del Wisconsin e due anni fa ha avuto un figlio, nato attraverso la procreazione assistita realizzata in una clinica danese grazie alla fecondazione eterologa a cui una delle due donne si è prestata. Sul certificato di nascita è scritto che il bimbo è «figlio» della eterologa, una novità assoluta nel nostro Paese, ma compare solo il nome della madre gestazionale, considerata al momento l'unica vera genitrice del piccolo. Le due donne però vorrebbero vedere entrambi i loro nomi su quel documento e pensano che impedirglielo - come da dettato della legge - sia una violazione lancinante dei loro diritti fondamentali. Così si sono rivolte al tribunale di Pisa che ha preso molto sul serio la faccenda, giungendo a investire la Consulta della questione. Che in fin dei conti è: di mamme possono essercene due anche se una non ha avuto nessun ruolo nel tran-tran biologico della faccenda?
Faccenda che non è soltanto di cuore e amore. Di mezzo c'è anche il fatto che la madre attualmente riconosciuta dalla legge è l'americana e che quindi il bambino in questo momento non ha diritto a fregiarsi della cittadinanza italiana. Quindi è uno straniero anche se la mamma relegata in panchina è italianissima. «Nel mio Paese - fa notare la mamma americana interpellata da Fanpage - sarebbe stato subito registrato come figlio di entrambe. Mi sento gelare quando penso che qui in Italia gli venga negato un diritto talmente basilare».
Le due donne si sono così imbarcate in una vicenda giudiziaria che potrebbe fare epoca in Italia. Assistite dall'avvocato Alexander Schuster hanno fatto ricorso al Tribunale di Pisa per vedersi riconosciuta la doppia maternità. «Se il bimbo fosse nato negli Stati Uniti - dice il legale il certificato con la doppia maternità sarebbe stato trascritto senza problemi, come sancito da numerosi giudici di merito e anche dalla Corte di Cassazione. Ma visto che il parto è avvenuto in Italia, per redigere i suoi documenti gli Stati Uniti devono ora basarsi sull'atto italiano che ne indica una sola e non possono aggiungere l'altra madre».
Il ricorso delle due donne ha trovato terreno fertile nel tribunale pisano, dove il giudice Marco Viani ha trovato ragionevole mettere in dubbio la costituzionalità della legge anti-mamma-bis in quanto «non consente di formare in Italia un atto di nascita in cui vengano riconosciute come genitori di un cittadino di nazionalità straniera due persone dello stesso sesso» e in tal modo «limita in modo irragionevole il diritto di persone che in base alla legge straniera applicabile sono legate da un rapporto di genitorialità-filiazione di vedere riconosciuta pienamente in Italia la loro formazione sociale».
È quindi con
comprensibile ansia che si attende la pronuncia dei giudici della Consulta sulla vicenda. Nel caso in cui questi siano d'accordo con il tribunale di Pisa la «bi-mamma» diventerà realtà. E dovremo aggiornare proverbi e canzoni.
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