Il comunismo cinese assedia l'Italia

Attenzione, ormai non parliamo più né di calcio, né di economia

Il comunismo cinese assedia l'Italia

Attenzione, ormai non parliamo più né di calcio, né di economia. Le manovre con cui le autorità cinesi guidate dal presidente comunista Xi Jinping stanno mettendo le mani sulle aziende di Jindong Zhang, proprietario dell'Inter, rientrano in una precisa strategia rivolta al controllo degli investimenti internazionali e al loro utilizzo nell'ottica delle strategie di potere globale. In questa logica l'Inter rischia di diventare uno dei cavalli di Troia usati da Pechino per esercitare il suo soft-power e comprarsi l'Italia e le sue aziende. Il tutto grazie alla complice indifferenza dei Cinque Stelle, un partito di governo che ha già dimostrato la sua simpatia per il Dragone.

Per capire il senso di questa minaccia bisogna andare allo scorso ottobre quando Jindong Zhang, il 57enne fondatore del gruppo Suning, annuncia una contrazione degli investimenti sul fronte calcistico. Contemporaneamente l'amico Jack Ma, fondatore di AliBaba e uomo simbolo del presunto capitalismo cinese, denuncia gli eccessivi controlli del regime. Dopo quelle parole a Jack Ma viene convocato a Pechino e sparisce nel nulla. Intanto Ant, la compagine finanziaria del suo gruppo, viene ridimensionata bloccandone la quotazione a Shangai e Hong Kong e infliggendole perdite per 34 miliardi di dollari. In questo «baillamme» politico-finanziario il pacchetto di controllo dell'Inter finisce nelle mani di una sussidiaria di AliBaba. Il sospetto, vista la sparizione di Jack Ma, è che AliBaba sia finita sotto l'ala dello Stato-Partito e venga utilizzata per imporne il cappio anche alle attività di Jindong Zhang. Un'operazione in linea con le direttive di Xi Jinping deciso a ri-imbrigliare gli imprenditori illusisi nell'ultimo ventennio di potersi affrancare dal comunismo grazie al mercato. Ma la fine della parodia capitalista e il brusco ritorno al dominio dello Stato-Partito rappresentano una seria minaccia per il nostro Paese. L'Inter, una squadra a cui guardano con passione quasi 4 dei 25 milioni di tifosi italiani (dati Stage Up e Ipsos) è, al riguardo, un caso eclatante. Un Dragone interessato non più agli investimenti, ma solo al potere globale può trasformarlo in uno strumento di soft power utilizzando le sue imprese sportive per attrarre e cooptare parte dell'opinione pubblica. Operazione resa ancor più semplice dalla presenza al governo di un Movimento Cinque Stelle che dalla firma del Memorandum sulla Via della Seta ad oggi non ha mai nascosto le sue simpatie per Pechino.

E rendere ancor più insidioso il soft power in campo sportivo contribuiscono due fattori. Il primo è la pesante crisi finanziaria conseguenza di un pandemia regalataci proprio dalla Cina. La recessione figlia del Covid promette di far cadere nelle mani del Dragone aziende e industrie assai attraenti per i mercati globali, ma abbandonate al proprio destino dall'insipienza del governo giallo-rosso. E a rendere ancor più seria questa minaccia contribuisce il secondo fattore ovvero la già massiccia presenza sul territorio italiano di investitori cinesi. Secondo un documento del Copasir dello scorso novembre a fine 2019 «risultano direttamente presenti in Italia 405 gruppi cinesi, di cui 270 della Repubblica Popolare Cinese e 135 con sede principale a Hong Kong, attraverso almeno un'impresa partecipata. Le imprese italiane partecipate da tali gruppi sono in tutto 760 e la loro occupazione è di poco superiore a 43.700 unità, con un giro d'affari di oltre 25,2 miliardi di euro».

E particolarmente insidiosa è l'attività di giganti di Stato come ChemChina, detentrice della maggioranza (45 per cento) di Pirelli & C. S.p.A o di State Grid presente con il 35 per cento in Cdp Reti Spa la finanziaria da cui dipendono aziende strategiche come Snam, Terna e Italgas.

Insomma i presunti capitani d'industria mandati in avanscoperta hanno già garantito alla Cina una solida presenza sul nostro territorio. Fatta piazza pulita dei finti imprenditori il risorto regime cinese non esiterà, insomma, a usare anche i gol dell'Inter per assecondare la conquista di un'Italia politicamente narcotizzata ed economicamente fiaccata.

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