Lo pagavano fino a 25mila euro per ammazzare e gambizzare. Giancarlo Orsini per lavoro faceva il killer. Nel suo mestiere era un professionista. All'attivo ha almeno tre omicidi. Adesso, però, è entrato nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. "Mi vestivo da ufficiale giudiziario per ingannare le vittime", rivela il sicario di Roma che è stato arrestato nel marzo dello scorso anno.
Orsini è accusato degli omicidi di Federico Di Meo, freddato a Velletri il 24 settembre 2013, Sesto Corvini, ucciso a Casal Palocco il 9 ottobre 2013, e Roberto Musci ammazzato a Casalotti il 21 gennaio 2014. "La mia compagna era la vittima mia - racconta in uno degli interrogatori - nel senso che mi vedeva... mi chiudevo in camera, studiavo. Tutte cose assolutamente... dal cambiamento del clima alla numerologia, mi davo le mie ragioni. Ero appassionato di tante cose agli antipodi di quello che facevo. Il cialtrone con quello che ancora riuscivo a fare. Ma era sempre una scusante per tenermi in piedi. Perché in verità, droga o no, nessuno fisicamente normale avrebbe retto il ritmo che avevo io". Per far fuori le proprie vittime, Orsini ha sempre sparato cinque colpi di pistola. L’ultimo colpo, lo destinava alla testa quando la vittima si trovava già stesa a terra. "Quando uccisi Musci - ricorda il sicario - avevo una borsa a tracolla, che è stata un po’ la firma delle cose che ho fatto.
La tracolla perché nell’immaginario, mettendomi nella testa di uno che sta ai domiciliari, dico il fatto già che ti avvisano che è arrivato un ufficiale giudiziario, ti prende quel nodo alla pancia che era quel vantaggio che io mi prendevo sulla persona".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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