La confessione di Ouesseynou: "Volevo usare i bimbi come scudo"

Ouesseynou parla dal carcere e racconta di essere un panafricanista che ha agito per denunciare lo sfruttamento occidentale del Continente nero

La confessione di Ouesseynou: "Volevo usare i bimbi come scudo"

Dal carcere, Ouesseynou Sy racconta un'altra versione dei fatti che l'avrebbero spinto prima a dirottare e poi a dare fuoco a un autobus che trasportava 51 ragazzi. "L'ho fatto per dare un segnale all'Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare", avrebbe detto l'uomo in carcere, che avrebbe poi raccontato di essere un "panafricanista" che spera nella vittoria delle destre europee "così non faranno venire gli africani". Una versione che non convince, dato che i giovani che si trovavano sul mezzo hanno raccontato dei numerosi insulti rivolti dal senegalese al vicepremier Matteo Salvini e al governo.

Ma dal carcere Ouesseynou cerca di spiegare anche perché avrebbe voluto raggiungere un aeroporto milanese: "Volevo andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo". E ancora: "Gli africani devono restare in Africa ed è l'Occidente che non lo consente". In questo senso andrebbe dunque letto il video messaggio registrato dall'uomo che, secondo i pm, "voleva mandare il messaggio 'Africa Sollevati' e dire agli africani di 'non venire più in Europa e punire l'Europa per le politiche a suo dire inaccettabili contro i migranti'".

Le due versioni stridono parecchio. Ma quel che è certo è che l'avvocato difensore dell'uomo ha chiesto una perizia psichiatrica: "È doveroso a fronte dell'enormità del gesto e su questo anche la Procura concorda".

Il piano di Ouesseynou

Il senegalese ha agito con premeditazione. Aveva portato le taniche di benzina a bordo e le aveva coperte. Aveva nascosto i martelletti per rompere i vetri in caso di incendio e portava con sé, come hanno raccontato i ragazzi, un coltello. Ma non solo. Alcune studentesse hanno raccontato che Ouesseynou, già nei giorni precedenti l'attacco, aveva provato a dirottare il mezzo: "Già lunedì avevamo notato che ci trattava male. Uno della classe gli ha detto 'arrivederci' e lui gli ha risposto 'vaffanculo'. Prima aveva cercato di deviare strada ma un professore gli aveva detto poi di fare quella giusta".

Tiziana M., la bidella a bordo del mezzo, ha inoltre raccontato: "Sy ha chiuso le porte del bus con delle catene, non avrei mai pensato una cosa simile.

Gli insegnanti sono stati legati e e lui mi ha detto di buttare la benzina sulla tenda e i finestrini e di sequestrare i cellulari. Io ho tenuto acceso il mio, ho fatto il numero della scuola e l'ho lasciato acceso perchè volevo che dall'altra parte sentissero".

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