Fabrizio Corona prima di venire arrestato si era candidato a fare da "agente provocatore" per conto della procura di Milano e della polizia. A rivelarlo questa mattina nell'aula del processo all'ex "re dei paparazzi" il commissario di polizia che nel settembre dello scorso anno realizzò la perquisizione dello studio di Corona durante il quale saltò fuori un tesoro di oltre un milione e settecentomila euro in contanti nascosto nel controsoffitto.
La auto candidatura di Corona al ruolo di infiltrato sarebbe scaturito dalla vicenda della bomba carta esplosa nei pressi della sua abitazione nell'agosto precedente. Corona successivamente aveva riferito di avere ricevuto una richiesta di 50mila euro da parte del calciatore Giuseppe Sculli, legato da rapporti di parentela con pregiudicati calabresi. Interrogato dal pubblico ministero David Monti nei locali della questura milanese, secondo quanto reso noto oggi dal funzionario, Corona aveva offerto di collaborare con gli inquirenti: "Doveva chiamare Sculli, provocarlo sulla bomba carta e farsi microfonare in vista dell'incontro con Sculli". L'offerta venne respinta, ma - secondo quanto affermato in aula dal legale di Corona, Ivano Chiesa - il PM Monti diede all'ex detenuto il suo numero di cellulare.
Il tema che fa irruzione nel nuovo processo a Corona, accusato di intestazione fittizia di beni per i soldi trovati nel suo controsoffitto, è quello assai delicato dei contatti con la criminalità organizzata e della estorsione che l'ex agente potrebbe avere subito. "La pista investigativa che noi abbiamo pensato di verificare era che ci fossero stati dei prestiti da Sculli a Corona", ha spiegato il commissario. Noi dopo il 16 agosto chiediamo i tabulati di Corona e Sculli e iniziamo le intercettazioni. Ma tra i due non ci furono contatti.
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