Coronavirus e babysitter, colf, badanti: le risposte ai vostri dubbi

Tutto quello che un genitore deve sapere sulla possibilità di servirsi di una babysitter, colf o badante in tempi di coronavirus

Coronavirus e babysitter, colf, badanti: le risposte ai vostri dubbi

"Posso servirmi di una babysitter, una colf o una badante, nonostante il coronavirus?". Ecco un'altra domanda pratica alla quale fornire una risposta chiara. Sono infatti milioni le famiglie italiane che quotidianamente affidano i propri figli a una cosiddetta "bambinaia" e che ora, viste le misure restrittive e di contenimento adottate dal governo, si trovano spiazziati. Lo stesso vale per le governanti e le badanti.

È bene dire che chi necessita dei servizi delle suddette categorie di lavoratori può farlo e non a caso il governo ha stanziato un maxi finanziamento che prevede un voucher babysitter da 600 euro, contenuto all'interno del decreto d'urgenza da 25 miliardi "Cura Italia". Nel documento della misura, infatti, si legge: "Per l'anno 2020 è riconosciuta la corresponsione di un bonus di 600 euro ai nuclei familiari con figli minori fino a 12 anni di età per l'acquisto di servizi di babysitting per fare fronte agli oneri relativi alla sospensione dei servizi educativi per l'infanzia, di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65 e delle attività didattiche nelle scuole primarie e secondarie di primo grado".

Chi ha bisogno di una babysitter (colf o badante che sia) può assumerla per il periodo di tempo di cui necessità: l'assunzione infatti è prevista dalla legge e dovrebbe essere la regola, anche se nella realtà dei fatti spesso e volentieri si tratta di rapporti di lavoro in nero; ma è proprio questo – visto anche l’incentivo – di regolarizzare il rapporto di lavoro. Peraltro, dal momento che per uscire di casa serve il modulo di autocertificazione, una collaboratrice in nero non avrebbe modo di motivare la ragione della propria uscita, se non quello di ammettere di essere una "dipendente in nero".

Dunque, è bene rispettare tutti i protocolli sanitari e le precauzioni richieste sia ai datori di lavoro che ai dipendenti e ai comuni cittadini, mantenendo la distanza di sicurezza. Cosa che non è così facile in caso di bambini piccoli. E proprio per questo motivo, infatti, associazioni e movimento sindacali hanno chiesto alle autorità maggiore chiarezza e più tutele per il settore in questione.

Ciò detto, come comportarsi nel caso in cui il datore di lavoro non ha più bisogno della babysitter (badante o governante) perché essendo in smart working riesce a gestire il proprio figlio (o i propri figli)? Ecco, urge un'intesa tra le parti e si può trovare un accordo anche facendo ricorso alle ferie accumulate, ai permessi retribuiti o a quelli non retribuiti. Su come regolarsi, i diretti interessati devono trovare la quadra per prendere la decisione possibilmente migliore per tutti.

E se invece fosse proprio la babysitter, colf o badante e non voler recarsi a lavoro? I bambini sono dei potenziali "untori", mentre gli anziani i soggetti più a rischio Bene, Stesso discorso di cui sopra: le parti sono chiamate a dialogare e a trovare un punto d'intesa e mettere giù il tutto nero su bianco: perché, come dicevano i latini, "verba volant, scripta manent", ovvero "le parole volano, gli scritti rimangono". Per cui è sufficiente un foglio di carta (o un file Word) firmato da entrambi.

Come ben spiegato dal Sole 24 Ore, nel documento si scrivono nome e cognome del datore di lavoro e del lavoratore e la data di inizio e di fine dell'accordo e le regole appunto decise causa l'emergenza coronavirus. Come detto, urgono le firme di entrambi e ognuna delle due parti ne tiene e ne custodisce una copia.

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