Con il nuovo Dpcm di Giuseppe Conte illustrato ieri alle 20.20, stavolta con puntualità, l'Italia è stata suddivisa in tre diverse macro regioni di rischio. Pare sia stato un processo lungo e complicato, tanto da far slittare l'applicazione del Dpcm di un giorno. Ora, il Paese ha quattro zone rosse (Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Calabria), due zone arancioni (Puglia e Sicilia) e tutto il resto del Paese giallo, e non verde com'era stato ipotizzato in un primo momento. Alcune regioni sembrava dovessero essere incluse nelle zone di maggior rischio vista la situazione epidemiologica ma, alle 20.20, sono state declassate. Gli esperti assicurano che per la definizione sono stati utilizzati 21 criteri oggettivi ma i racconti che arrivano dal territorio raccontano un'altra storia, soprattutto per quanto riguarda la Campania.
Il caso della regione amministrata da Vincenzo De Luca è, forse, il più emblematico. Da diverse settimane, infatti, la Campania è la regione che registra più contagi in Italia dopo la Lombardia. Ieri, per esempio, le Asl ne hanno segnalato 4.181, il giorno prima erano 2.971 e il giorno prima ancora 2.861. Era il 9 ottobre quando, in una delle sue tante conferenze, Vincenzo De Luca annunciava: "Se hai un incremento in termini assoluti di 800 positivi al giorno, è evidente che arriviamo alla chiusura di tutto". Una misura che sarebbe servita a decongestionare gli ospedali della regione, che sembravano già in sofferenza. Così però non è stato e il governatore ha successivamente scelto una linea più soft, istituendo delle zone rosse all'interno della regione. Ieri, a sorpresa, la Campania è stata inserita tra le aree gialle e non tra quelle arancioni, come si vociferava.
Una decisione che non solo non è piaciuta ai cittadini, preoccupati per la situazione del loro territorio, ma che ha generato dubbi anche tra gli esponenti politi locali, come il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Valeria Ciarambino. "Oggi ho ricevuto l'ennesima richiesta di aiuto dai familiari di una persona contagiata e in gravi condizioni, per la quale non si trova un posto in terapia intensiva. Poco dopo, il bollettino quotidiano della Regione Campania, raccontava tutt'altro", ha scritto su Facebook in un post che ha come titolo "I conti non tornano". Infatti, il consigliere prosegue con il suo intervento e spiega perché qualcosa, secondo lei, non quadra: "Stando ai dati odierni, risulterebbero attivi in Campania ben 590 posti letto di terapia intensiva (addirittura 10 più di ieri!), di cui 175 occupati da pazienti covid (ieri erano 227, 52 pazienti dimessi in un solo giorno!) e 243 posti letto di terapia intensiva "attivabili" (ma cosa vuol dire esattamente? Sono ulteriori o sono da calcolare nei 590 totali? E poi ci sono o non ci sono?)".
In effetti, ieri la Campania ha fatto registrare un anomalo decremento di 52 ricoveri in terapia intensiva, che ha di fatto influenzato la media nazionale. Un dato fuori linea che, successivamente, è stato giustificato con un ricalcolo dovuto a un "mero errore materiale" che ha causato l'erronea aggiunta di 45 posti in terapia intensiva il giorno precedente. Proprio le terapie intensive sono al centro del post di Valeria Ciarambino, che si rifà al report Cottarelli dello scorso 24 ottobre: "La Campania allo scoppio della pandemia aveva solo 335 posti letto di terapia intensiva (circa la metà di quelli necessari per gestire solo le emergenze ordinarie!), che avrebbe dovuto attivarne altri 499 secondo quanto richiesto dal Ministero della salute per la gestione dell'emergenza covid, e che invece ne aveva attivati solo 92 in 7 mesi!!! 335+92 fa solo 427 posti letto, dunque ben 163 in meno rispetto a quelli riportati oggi nel bollettino. Senza contare i 243 'attivabili'".
È a questo punto che il consigliere del Movimento 5 Stelle esprime le sue perplessità: "A me risulta che addirittura le terapie intensive predisposte al Loreto mare durante la prima emergenza oggi non siano attive per mancanza di anestesisti, mi risulta che dei 3 moduli prefabbricati con 120 posti letto di terapia intensiva, solo qualche decina di posti letto di terapia intensiva siano attivi e senza neppure personale dedicato e stabile, ma 'preso in prestito' da altri ospedali in regime di autoconvenzionamento". Le domande di Valeria Cirambino nel suo lungo post sono incalzanti: "Per attivare 163 nuovi posti letto di terapia intensiva, volendo immaginare una dotazione minimale di rianimatori visto che siamo in tempo di "guerra", ne sarebbero serviti almeno 160. Dove sono stati reclutati vista la grave carenza? E inoltre, se si considerano attivabili 243 posti letto di terapia intensiva, vuol dire che abbiamo prontamente disponibili 243 rianimatori?". Il perché dei "conti che non tornano" per Valeria è presto detto: "Come è possibile che mentre in Campania sulla carta abbondano i posti letto di terapia intensiva, poi non ci sia posto in terapia intensiva neppure per i pazienti gravi?". Il consigliere ha dichiarato che non si fermerà e che è disposta a fare chiarezza sui dati: "Noi abbiamo tutta l'intenzione di fare trasparenza e andare fino in fondo!".
Le parole di Valeria Ciarambino trovano riscontro anche nella percezione della gravità della situazione dei cittadini, che non conoscono le dinamiche di Palazzo ma vivono quotidianamente la realtà delle loro città. "Campania in zona gialla! Conte sei ridicolo. La regione sta cadendo a pezzi. Ogni altro colore diverso dal rosso per noi è delitto", grida un utente di Napoli su Twitter, che trova riscontri in altri campani che raccontano la loro esperienza.
"Sinceramente per me è sbagliata la zona gialla...", replica un utente di Avellino. "Sono di Napoli e qui è un inferno, ovunque ti giri ci sono contagiati, ospedali in affanno, tutto a pezzi. No zona gialla", dice un altro.
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