"Il coronavirus? È un microrganismo che nella maggioranza dei casi non fa danni, ma in alcuni si attacca ai polmoni e diventa letale". Luciano Gattitoni, specialista di terapia intensiva di fama mondiale, inquadra così l’incubo Covid-19, sottolineandone un aspetto non di poco conto: "L’infezione, che porta a una grave carenza di ossigeno, si presenta in modi diversi…".
Il luminare della rianimazione, forse il più importante specialista al mondo nel suo campo, è stato intervistato da La Stampa e al quotidiano spiega quelle che sono le sue intuizioni sul coronavirus: "Mentre la polmonite colpisce gli alveoli, questa polmonite virale interstiziale tende a interferire sulla parte vascolare. Così i vasi sanguigni del polmone perdono potenza e causano l'ipossiemia, ovvero la carenza di ossigeno nel sangue".
L’attuale presidente della società mondiale di terapia intensiva, quindi, alza avverte: "Se viene l'ipossiemia il cervello compensa aumentando la respirazione, per questo i malati arrivano in ospedale apparentemente in forma. In realtà, si ha già una saturazione bassa dell'ossigeno nel sangue. Per aumentare il respiro si fa più pressione, il polmone si infiamma e il plasma filtra nell' interstizio. Un meccanismo che si interrompe solo con un'intubazione di dieci-quindici giorni".
Ecco, l’intubazione, (quasi sempre) necessaria per garantire la sopravvivenza. Così come trovare un letto e tutti i macchinari e dispositivi medici della terapia intensiva: "Bisogna trovarlo perché casco e pronazione, lo dico io che l'ho ideata, sono palliativi. Intubando si permette al paziente di mantenersi dormiente finché le difese immunitarie vincono il coronavirus. Al momento è l'unica cura. E infatti, non a caso, muoiono di più quelli fuori dalla terapia intensiva che dentro".
Quindi Gattinoni sostiene che ormai negli ospedali non vi è più troppo tempo e si decide come in guerra e che è vero che si fa una scelta anche in base all’età dei pazienti: "Chi dice il contrario mente, ma è naturale con poco tempo e molto afflusso. Si valuta la probabilità che un paziente anziano possa sopravvivere a due settimane di intubazione. Ho sempre insegnato a provare per tutti un trattamento intensivo per 24 ore, ma ora non si riesce…".
Le ultime battute della chiacchierata con La
Stampa sono dedicate alle cure farmacologiche – "al momento non ce ne sono di realmente efficaci" – e l'alto numero dei morti: "Gli oltre 8mila decessi italiani sono dovuti al coronavirus".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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