Coronavirus, medico di Casalpusterlengo: "Noi, dimenticati da tutti"

Il medico Michele Polini, attivo presso l'ambulatorio di Codogno, denuncia una cattiva gestione dell'emergenza coronavirus: "Ci hanno dato le mascherine solo 3 giorni fa"

Coronavirus, medico di Casalpusterlengo: "Noi, dimenticati da tutti"

"Noi medici di base siamo trattati come carne da cannone". Sono le dichiarazioni al vetriolo di Michele Polini, medico di Casalpusterlengo, uno dei dieci comuni nel Lodigiano sottoposti a regime di stretta sorveglianza dopo l'esplosione del coronavirus.

Parole rabbiose, intrise di risentimento quelle del dottore casalino impegnato, alla pari di tanti altri colleghi che in questi giorni hanno ricevuto gli onori della cronaca, in prima linea nel contrasto all'epidemia Covid-19. Proprio nella cittadina di Casalpusterlengo, infatti, lo scorso 22 febbraio, è stato registrato il primo decesso per sospetto contagio in Lombardia, il secondo in Italia. Una donna di 77 anni è stata ritrovata senza vita nel suo appartamento, colpita da un infarto letale. Un'indagine post-mortem ha poi accertato la positività al nuovo virus dell'anziana sebbene le sue condizioni di salute fossero già fortemente compromesse da patologie cardiovascolari pregresse.

Il dottor Polini, attivo presso un ambulatorio locale fino a qualche giorno fa, aveva visitato uno degli amici del 'paziente 1' (M.Y.M, il 38enne di Castaglione D'Adda attualmente ricoverato in Rianimazione al Policlinico San Matteo di Pavia) risultato positivo ai test. Per questa ragione, anche per lui è scattata la quarantena: "Mercoledì, 7 giorni fa, ho visitato un mio paziente trovato poi positivo, un ragazzo che ha frequentato il 38enne di Castiglione d'Adda, il paziente uno. - racconta all'agenzia Adnkronos - E' stato da me in ambulatorio e venerdì, su mio consiglio, ha chiamato il numero unico per le emergenze ed è stato trovato positivo al Coronavirus. Il giorno successivo sono stato contattato dal servizio vaccinazione della Ats, l'agenzia territoriale salute, e messo in quarantena per 14 giorni dalla visita, quindi fino a mercoledì 4 marzo".

In previsione di un eventuale, massiccio contagio, l'ambulatorio di Casalpusterlengo è stato interdetto al pubblico: tutti i dottori operanti nella struttura sono costretti all' isolamento domiciliare. "Nell'ambulatorio dove lavoro, ora chiuso, siamo tre dottori di medicina generale. - spiega - La mia collega è stata messa in quarantena il giorno prima di me, era il medico curante della seconda vittima, l'anziana trovata morta in casa; io, condividendo con lei l'ambulatorio e avendo visitato l'amico del paziente uno, sono stato messo in quarantena subito dopo. E' rimasta la nostra collega che da sola deve farsi carico di tutti i 4500 pazienti".

Una denuncia in piena regola quella del medico casalino che, senza temere la gogna mediatica, solleva alcune criticità riguardanti la gestione dell'emergenza coronavirus. "L'organizzazione di gestione dell'emergenza non è stata il massimo. - continua Polini - Fino a venerdì scorso la prevenzione e la cura alle persone che andavano più tutelate erano scarse. Abbiamo scoperto che dobbiamo arrangiarci come meglio possiamo. Se mettono in quarantena la terza collega si ferma il paese".

Stando a quanto dichiara Polini, i dottori della cosiddetta "zona rossa" avrebbero ricevuto comunicazione della disponibilità dei kit sanitari presso l'Ats di Lodi soltanto nella tarda mattinata di domenica. Fino a quel momento, ne sarebbero stati sprovvisti. "Noi medici abbiamo saputo solo domenica scorsa, tre giorni fa, che era in distribuzione l'altro ieri presso l'ordine dei medici a Lodi il kit mascherine. - prosegue - Lunedì sera avremmo dovuto prendere la macchina e andare a prenderle. L'unico segnale che abbiamo avuto è stato a fine gennaio: una mail che diceva che in caso di paziente con tosse che viene in ambulatorio avremmo dovuto contattare il numero in emergenza. Ma tra raffreddore e influenza è da dicembre che tutti i giorni 40/50 pazienti ci tossiscono in faccia".

Tante le parole di encomio spese dai rappresentati istituzionali nei confronti dei camici bianchi operanti nelle strutture di rilievo nazionale impegnati sul fronte coronavirus. Poche quelle per gli "eroi locali", i medici senza gloria delle piccole città.

E Polini non esita a rimarcarlo "Si parla giustamente degli eroi dello Spallanzani e del Sacco, - conclude - ma i poveri imbecilli dei medici generali non li ha mai nominati nessuno, nessuno si è preoccupato della prima filiera di questa emergenza, siamo carne da cannone. Sono a casa agli arresti domiciliari e, finché posso, non mi resta che gestire la mia clientela per telefono".

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