Coronavirus, possibile cura clonando gli anticorpi di chi è stato infettato

Il progetto, che prevede lo sviluppo in vitro degli anticorpi monoclonali, è nato grazie alla collaborazione tra la Fondazione Toscana Life Sciences di Siena e l'ospedale Spallanzani di Roma. Con questo metodo, i tempi per un vaccino si accorcerebbero notevolmente

Coronavirus, possibile cura clonando gli anticorpi di chi è stato infettato

Piccoli grandi passi quotidiani per contrastare il Covid-19. Anche in questo caso, la ricerca è Made in Italy: l'idea è di clonare gli anticorpi monoclonali dei pazienti convalescenti per sviluppare la cura contro il Coronavirus ed un futuro vaccino.

Come riportato da Repubblica, il progetto di ricerca "Vamres Lab" (Vaccines as a remedy against Anti-Microbial Resistance), nato dall'accordo biennale tra la Fondazione Toscana Life Sciences di Siena e l'Istituto Nazionale Malattie Infettive dell'ospedale Spallanzani di Roma, è stato avviato da un gruppo di ricercatori allo scopo di "offrire una risposta rapida a malattie infettive emergenti", spiega la Fondazione Toscana attraverso un comunicato stampa.

Efficacia già testata

"Gli anticorpi monoclonali umani sono prodotti sicuri, già ampiamente impiegati in terapia tumorale e approvati da tutte le agenzie regolatorie - spiega Claudio Sala, Senior Scientist di Vamres Lab della Fondazione Toscana - recentemente sono stati usati anche per malattie infettive e, nel caso dell’infezione da Ebola, hanno rappresentato la prima e unica soluzione per terapia e prevenzione".

Tempi notevolmente più brevi

Con questo metodo, si potrebbe ottenere un vaccino in tempi notevolmenti ridotti rispetto a quelli che si stanno sperimentando in giro per il mondo perchè "gli anticorpi monoclonali hanno tempi di sviluppo più rapidi rispetto ai vaccini o ad altri farmaci antivirali e noi riteniamo che tali tempi si riducano ulteriormente trattandosi di virus, entità biologica molto piccola e meno complessa rispetto ai batteri" ha precisato Sala.

Il metodo

L'approccio sperimentale consiste nel reclutare pazienti convalescenti, o guariti, da infezioni batteriche o virali e prelevarne il sangue utilizzato per isolare le cellule B, produttrici di anticorpi monoclonali, che vengono clonati ed espressi in opportuni sistemi cellulari per essere poi testati in saggi "in vitro" contro le specie batteriche o virali sopra citate. Gli anticorpi monoclonali isolati mediante questo processo sono sottoposti ad ottimizzazione molecolare in modo da aumentarne l’affinità e la stabilità.

"Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: fare ricerca traslazionale, in grado di produrre risultati utilizzabili a breve termine nell'attività di cura" sottolinea Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani che darà la possibilità al team di ricercatori di accedere alle informazioni ed analisi del sangue dei pazienti con infezione

Covid-19 per isolare, coltivare e caratterizzare l'agente patogeno.

Non resta che augurare buon lavoro ai ricercatori italiani nella speranza che, quanto prima, possa esserci la tanto attesa notizia: la cura.

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