Così il corteo NoExpo è diventato guerriglia urbana

Macchine devastate, negozi incendiati, vetrine delle banche distrutte: così una manifestazione pacifica si è trasformata in violenza cieca

Così il corteo NoExpo è diventato guerriglia urbana

Ero lì, tra i manifestanti e la polizia ed ero in mezzo agli scontri. Ho visto la manifestazione trasformarsi da pacifica a violenta. Ho visto il terrore negli occhi di due turisti tedeschi che mi hanno chiesto dove ripararsi e ho visto un lacrimogeno esplodermi davanti, a circa 20 metri.

La mia giornata inizia intorno alle 14, quando decido di seguire la manifestazione. All'inizio di Corso di Porta Ticinese la polizia è già schierata. Niente caschi e niente scudi, solo protezioni. Poco più avanti proseguendo verso piazza XXIV Maggio, luogo di riunione per la partenza della manifestazione, la gente balla e canta. C'è una banda che suona, signori e ragazzi che ballano. Tutti sorridono. Sono tranquilli. Decido di proseguire verso la fine del corteo, ancora fermo. In piazza l'età media si abbassa. Mi ritrovo in mezzo ai ventenni. Anche qui si balla, si ride e si scherza. È tutto tranquillo. Pochi minuti prima delle 15 inizia la lunga marcia dei manifestanti.

In via De Amicis la manifestazione cambia parzialmente il suo volto. Vedo i primi incappucciati che vietano a chiunque di filmare o fotografare. Invocano la privacy. E proprio in via De Amicis la prima banca è stata presa di mira. Muri e vetrine imbrattate. Vedendo come sono finite le vetrine di altre banche, si può dire che è andata anche bene.

Il corteo prosegue. Non sembrano esserci tensioni. Si continua a ballare e cantare. Ma è in via Caradosso che un gruppo si stacca. Sono circa 200 persone, naturalmente a volto coperto. Si uniscono a braccetto a formare un muro. L'obiettivo è quello che c'è in fondo alla strada: la polizia. Tre camionette a bloccare il passaggio e un gruppo di agenti in tuta antisommossa. I manifestanti avanzano, hanno i caschi da muratore e la pettorina catarifrangente con una scritta dietro: “volontari Expo”. Ovviamente non lo erano. Avanzano lentamente fino a quando non si sente un forte botto, poi un altro e poi un altro ancora. Una nube di fumo si alza e non si vede più niente. Alcuni manifestanti indietreggiano e ritornano nei ranghi.

Un ragazzo con un megafono, da un camion dei manifestanti, prega di stare compatti e di non compiere violenze, di proseguire pacificamente verso Pagano, luogo in cui la manifestazione dovrebbe finire.

Si continua a camminare e, 50 metri dopo, mi ritrovo in mezzo agli scontri. La polizia, alla mia sinistra, lanciava lacrimogeni e, alla mia destra, i manifestanti avanzavano lanciando bottiglie di vetro. Le fasi sono concitate e, devo dire, in quei momenti è difficile ragionare. I miei occhi iniziano a lacrimare a causa di un lacrimogeno esploso a pochi metri da me. Provo a tornare indietro ma, dietro i manifestanti, c'è ancora un altro blocco della polizia in tuta antisommossa. Sono in trappola. Gli scontri a pochi metri e senza via di fuga. Fortunatamente sono riuscito a ripararmi dentro un androne di un palazzo e ho aspettato che gli scontri terminassero. È all'interno del palazzo che ho incontrato i due tedeschi. Erano due turisti, ci ho parlato. Era il loro primo giorno a Milano dopo essere stati a Pisa e a Firenze. Mi hanno detto che oggi, a Berlino, c'è stata una manifestazione contro la Banca Centrale Europea.

Dopo mezz'ora terminano le urla e i botti e decidiamo di uscire.

Gli scontri erano finiti. Lo spettacolo che mi sono trovato davanti era terrificante. Macchine incendiate e segnali stradali contro le vetrine delle banche. E così ho visto una manifestazione pacifica trasformarsi in violenta.

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