Così ho aggirato i controlli ​nel giorno della sparatoria

Senza difficoltà sono entrata nel tribunale di Milano meno di due ore dopo la sparatoria. È bastato "spacciarmi" per un avvocato all'ingresso e mi hanno fatto passare: senza controlli

Così ho aggirato i controlli  ​nel giorno della sparatoria

Sono da poco passate le 13 e all’interno del Palazzo di Giustizia sono in corso i rilievi della scientifica. L’intera area è circondata dalle forze dell’ordine ma, dall’ingresso laterale, qualche avvocato e cancelliere, che è stato allontanato dal tribunale negli istanti successivi alla sparatoria, viene fatto rientrare.

Provo a intrufolarmi anch’io, convinta che sarei stata buttata fuori e che, dopo ciò che è accaduto, i controlli sarebbero stati serratissimi. Macché. Pochi secondi dopo sono già dentro. Un’operatrice chiede la mia identità. E io le rispondo che sono un avvocato. Mi domanda il tesserino. E io faccio finta di cercarlo nella borsa. L’avvocato (uno vero) che è dietro di me le espone il tesserino e lei, senza avere conferme, riflette ad alta voce: “Prego, siete insieme”.

Nessuno le risponde. Avrei potuto essere armata anch’io ed entrare indisturbata, come probabilmente ha fatto Claudio Giardiello. Aggirando senza problemi i controlli, prendo la scala antincendio e salgo su fino al secondo e al terzo piano, dove si è consumata la tragedia.

Prima che il corridoio venisse interdetto al pubblico riesco a raccogliere quache immagine dell’esterno dell’ufficio in cui è stato assassinato il giudice Ferdinando Ciampi, come si vede nel video

Dentro la scientifica sta facendo i rilievi. Di lì a poco sarebbe stata allontanata dal luogo del delitto la cancelliera che era in ufficio con la vittima. A stento riesce ad alzarsi, in due la reggono. Sembra che il giudice si sia alzato in piedi per proteggerla quando ha visto quell’uomo che, in giacca e cravatta e assolutamente indisturbato, ha fatto irruzione nel suo ufficio.

A raccontarlo è un altro cancelliere che stava salendo su per le scale mentre “quel pazzo” dopo aver fatto strage nell’aula al terzo piano è sceso al secondo per uccidere il giudice Ciampi, come probabilmente aveva pianificato da tempo.

"Uno dei tribunali più importanti d’Italia completamente bucato, senza protezioni per chi ci lavora, o per chi lo frequenta", lamentano quanti, terrorizzati, hanno sentito gli spari e si sono barricati nei propri uffici.

“Da quando la sicurezza non è più affidata alle forze dell’ordine, qui non ci sono più controlli”, afferma tra i denti un carabiniere che era poco distante dall'accaduto e che non vuole rivelare la sua identità:“Gli spari si sono sentiti, abbiamo provato ad avvicinarci ma non riuscivamo a capire cosa fosse successo”.

In compenso il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che si è recato sul posto subito dopo la sparatoria, non ci sa dare spiegazioni.

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