"Così ho visto Martina bruciare il viso di Barbini"

Testimonianza choc del complice della coppia diabolica

"Così ho visto Martina bruciare il viso di Barbini"

«Il primo lancio di acido Martina lo fa con il braccio destro. Vedo tutto dall'abitacolo dell'auto, parcheggiata davanti al civico 19. Scendo, anche se mi avevano detto di no, perché rimango impietrito: Barbini ha la faccia che sta diventando di un colore marrone-grigiastro, fa un gesto di protezione (l'imputato si mette le mani intorno alla testa, ndr), si toglie i vestiti e inizia a gridare forte “aiuto, aiuto“». È il momento più drammatico della testimonianza resa ieri da Andrea Magnani, il bancario complice della coppia diabolica Levato-Boettcher già condannata per questo episodio a 14 anni di carcere e ora sotto accusa per altri casi legati allo stesso filone. Ma quando il pm lo definisce «complice», Magnani si ribella: «Non usi questa parola, io sono innocente anche se da 7 mesi sono in carcere. Martina, dopo l'agguato a Barbini, minacciò anche me con un barattolo di acido vicino i genitali»). In chimica si chiama «elemento aggregato». Serve a potenziare i veleni. Esaltandone la nocività. È questa, forse, la sostanza di Andrea Magnani: perfetto diluente della coppia acida Levato-Boettcher. Quando Martina e Alexander lo hanno capito, ad Andrea non è rimasto che dire «sì». Sempre. Anche lui, nel laboratorio del male, indossava il camice bianco. E questo gli bastava. Anzi, lo esaltava. Eseguire gli ordini del capo lo gratificava. Boettcher era lo «stratega»; Magnani il «soldato». Per lui i comandi di «Alessandro il Grande» erano legge. Alex era un Dio. Capace di miracoli. Come quello di averlo fatto dimagrire, trasformando il suo fisico da bancario in sovrappeso in un corpo da figo palestrato. Certo, gli addominali di «Alex il boss» rappresentavano un sogno proibito, ma Andrea era solo all'inizio della sua scalata. La mattina, al lavoro, con la grisaglia da Fantozzi; la sera, con la tuta da Superman, in compagnia di Alexander e Martina. Sempre pronto («ma inconsapevolmente», dice lui) ad accompagnare i due amici nei loro blitz horror. «Mi hanno manipolato», giura Magnani. Quando Andrea se n'è reso conto, le tragedie si erano già consumate: tre agguati all'acido (due dei quali con esiti devastanti). E sulla scena degli attacchi, Magnani c'era sempre. Con quale ruolo lo accerterà il processo. Di sicuro si sa che i «patto della purificazione» sancito tra Levato e Boettcher prevedeva di sfregiare il viso di tutti gli ex fidanzati di Martina. Solo così il bimbo che la Levato porta in grembo (concepito con Boettcher) sarebbe nato «puro». Un delirio confermato da Magnani: presunto anello debole di una solidissima catena criminale. Si pente Magnani, e svela molti segreti. Per lui si ritaglia il ruolo plagiato. Ma le cose stanno davvero così?. Nell'agguato a Stefano Savi c'è chi sospetto che il lanciatore di acido sia proprio Magnani. Se fosse vera questa ipotesi verrebbe meno il suo status di «debole» del gruppo, di elemento «inconsapevole», di soggetto «che non aveva capito» e che pensava fosse tutto un «grande scherzo». Intanto due giovani hanno subìto decine di dolorosi interventi di chirurgia plastica. Vite rovinate. Un futuro di sofferenza. E Magnani lo chiama «grande scherzo».

Ma chi è davvero questo bancario di 32 anni? Il pm lo dipinge come una sorta di yesman succube del «carisma» di Boettcher; il gip lo descrive con tratti opposti: «Pericoloso e sicuro della propria impunità». Due facce della stessa medaglia. Forse.

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