Meloni scaccia Fini. L'ombra dell'ex delfino di Almirante ha finito di stagliarsi cupa sui destini della destra italiana. Ieri è arrivata la certificazione: Fratelli d'Italia, secondo gli ultimi sondaggi, ha superato il 16 per cento dei consensi. Record storico per la destra.
Facciamo un salto indietro nella storia politica del nostro Paese di quasi trent'anni. Fine anni Ottanta: il Movimento Sociale Italiano ha un solido passato alle spalle, ma un futuro piuttosto incerto. Tra il 1987 e il 1991 la segreteria cambia di mano per tre volte: prima a Gianfranco Fini, poi a Pino Rauti e poi, ancora, a Fini. È una lotta senza esclusione di colpi tra la ala sinistra dei neofascisti italiani, quella che fa capo a Pino Rauti e quella più modernista, capeggiata da Fini.
Alle elezioni politiche del 1992 i missini arrancano attorno al 5 per cento. Quello che succede nei tre anni successivi è storia nota: Silvio Berlusconi fa il suo endorsement e cambia la storia della destra italiana.
Il 23 novembre del 1993 Berlusconi, inaugurando un Euromercato a Casalecchio di Reno, gela la stampa: «Se fossi a Roma voterei Fini come sindaco». Inizia quello che molti, con un termine poco gentile, chiamano «sdoganamento» della destra. Nel gennaio del 1994 Fini scioglie, tra le polemiche dei dissidenti, il Movimento Sociale Italiano e fonda Alleanza Nazionale. È una svolta. Alle elezioni politiche del marzo 1994 le truppe di Fini raccolgono il 13,47 per cento alla Camera con il proporzionale e il 6,67 con il maggioritario al Senato il 6,28 dei voti.
Pochi mesi dopo, alle elezioni Europee, Alleanza Nazionale si consolida al 12,47 per cento delle preferenze. Un record storico, il Movimento Sociale Italiano aveva raggiunto come massimo traguardo il 9,1 per cento, al Senato nel 1972. L'ascesa dei finiani sembra inarrestabile: alle politiche del 1996 la destra raggiunge il suo massimo storico: 15,66 alla Camera. Il partito di Fini non andrà mai più così in alto. Alleanza Nazionale si scioglie e confluisce nel Popolo della Libertà e tutto il resto è storia nota: il dito puntato contro Berlusconi corredato dallo storico «Che fai mi cacci?», il tradimento nei confronti del Pdl, la sfiducia al governo, la casa di Montecarlo, i flirt con la sinistra antiberlusconiana e con le trame di Napolitano e la fondazione di Futuro e Libertà per l'Italia. Inizia la lunga e rovinosa discesa che porterà alla scomparsa, a tempo determinato, di una destra che aveva avuto un ruolo storico, seppur marginale, nella storia della Repubblica.
L'esperienza di Fli è disastrosa, gli scandali e i tradimenti affossano l'ex leader rampante: alle politiche del 2012 Fli raccoglie un umiliante 0,47 per cento, con 159.332 voti e un solo seggio. La fiamma tricolore diventa un lumicino votivo e il becchino della destra è proprio Fini. Ma nel frattempo qualcosa si muove: Fratelli d'Italia raccoglie l'eredità di Alleanza Nazionale e inizia una faticosa opera di ricostruzione sulle ceneri del disastro finiano.
Ieri, a otto anni dalla sua fondazione, Fratelli d'Italia, secondo i sondaggi pubblicati dal Corriere della Sera, avrebbe il 16,2 per cento delle
preferenze. Più dello storico 15,66 di ventiquattro anni fa. Il massimo risultato per una forza di destra da quando è nata la Repubblica. Meloni e soci hanno definitivamente cancellato i disastri politici e i tradimenti di Fini.
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