Così Renzi ha tradito i produttori di olio del sud

Il premier vuol "far rinascere il sud". Ma intanto il Pd affossa i produttori di olio del meridione spalancando le porte a quelli tunisini

Così Renzi ha tradito i produttori di olio del sud

Matteo Renzi vuol far ripartire il sud. L'annuncite del premier questa volta sa tanto di bluff da campagna elettorale. Le amministrative si avvicinano e così adesso Renzi è impegnato, come è suo solito fare, a vendere promesse in giro per l'Italia. "Noi il Sud lo riprendiamo punto per punto, centimetro per centimetro, e lo riportiamo alla guida del Paese", ha affermato il premier alla cerimonia di abbattimento dell'ultimo diaframma della galleria di Mormanno sulla Salerno-Reggio Calabria. Parole non nuove che di fatto sottolinenano ancora una volta gli impegni presi dal governo col sud e che finora non sono mai stati ripsettati. Ma l'annuncio di Renzi sul sud arriva in un giorno triste per chi nel sud produce e prova a sostenere l'economia delle regioni meridionali. La Plenaria di Strasburgo ha approvato il pacchetto di aiuti alla Tunisia, che comprende l'importazione di 35.000 tonnellate aggiuntive di olio d'oliva senza dazi nell'Unione europea. Una batosta, quella europea, approvata anche col voto del Pd. Di fatto i produttori del sud adesso sono in ginocchio.

"La situazione olivicola è drammatica - dice Carlo Barnaba imprenditore olivicolo di Monopoli in provincia di Bari - ci sono condizioni di mercato, speculazioni, talvolta anche frodi, il prezzo dell’extravergine all’ingrosso va intorno a 3,60-3,80 circa la metà dei prezzi spuntati un anno addietro. Il mercato è un pò stagnante - insiste Barnaba - certo l’import di olio dalla Tunisia e la superproduzione della Spagna e la situazione economica generale non aiutano, di certo tutte le tipologie di olio fanno registrare condizioni di mercato di stallo e i prezzi quasi non coprono neanche le spese". Il sud è di fatto il frantoio d'Italia. In Calabria, secondo i dati Istat, c'è il 33 per cento della produzione nazionale dell'olio. A seguire c'è la Puglia col 37 per cento, poi la Sicilia col 9,5 per cento e la Campania col 6 per cento. Al nord sono pochissimi i produttori.

Tutto il nord raccoglie il 6 per cento della produzione nazionale, mentre il centro arriva al 5 per cento. Spalancare le porte all'olio tunisino significa mettere in ginocchio ancora di più il sud che agli ulivi si aggrappa da secoli per dare ricchezza a un territorio che Renzi sa far "rinascere" solo a parole.

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