Così la sharia penetra in Italia. "Le donne devono stare zitte"

Nelle città italiane si radica la cultura islamica: "Mi vedeva troppo occidentale e mi ha pestato". Ecco la storia di Kadigia

Così la sharia penetra in Italia. "Le donne devono stare zitte"

Kadigia ha uno sguardo che racconta la sua storia. Una storia fatta di dolore e violenza. Ma non rassegnazione. È marocchina Kadigia, e da quasi vent'anni vive in Italia. Il Paese che ha scelto e che non ha più lasciato. È proprio qui che incontra il suo ex marito, un egiziano, anche lui musulmano. "Ci siamo conosciuti e dopo tre anni che stavamo insieme abbiamo deciso di sposarci". Prima una storia d'amore dove tutto va bene. Poi, invece, l'incubo.

La situazione precipita quando il loro primo figlio nasce. È da questo momento che tre mondi iniziano a scontrarsi tra loro: la cultura egiziana, quella marocchina e quella italiana. Ma per il marito di Kadigia è solo uno lo stile di vita che deve esssere seguito: il suo. "Non accettava che il bimbo prendesse anche la cittadinanza marocchina. Voleva che suo figlio fosse egiziano e solo egiziano. Doveva essere lui a educarlo, non io", racconta la donna. Ma Kadigia non è d'accordo. Nonostante sia marocchina e abbia portato con sé il suo bagaglio culturale, lei, da subito, ha voluto prima di tutto essere italiana. E stessa cosa voleva per suo figlio.

"Diceva che ero troppo aperta. Troppo all'occidentale". E così l'uomo ha iniziato a picchiarla e a insultarla quotidianamente. "Dovevo fare solo quello che diceva lui, altrimenti alzava le mani". Kadigia cerca di ribellarsi più volte, ma il marito la minaccia di morte. Passano gli anni. Cinque anni in cui la donna vive come un ostaggio in casa sua. "Alzava le mani pesantemente", racconta. Ma è quando l'uomo picchia anche il figlio che Kadigia dice "basta". "La prima volta che ha toccato mio figlio ho detto 'stop'. Così non si poteva continuare. E ho chiamato i carabinieri".

Kadigia trova il coraggio di denunciare. Non può accettare che il marito faccia del male anche a suo figlio. Ed è proprio in questa fase che si ritrova più sola. Tutte le sue amiche più strette, anche loro marocchine, la abbandonano. Non possono accettare il fatto che abbia deciso di ribellarsi al marito. "Nessuno mi ha aiutato", spiega la donna con gli occhi carichi di lacrime. "Non avere un appoggio dalle mie amiche più intime perché per loro una donna che denuncia non va bene. Per loro, la donna deve stare zitta".

Ed è anche per questo che oggi Kadigia si è avvicinata a un gruppo di musulmani che si definiscono sovranisti."Sono stati gli unici ad aiutarmi in quella fase", afferma. Il gruppo di islamici propone una versione di islam "all'italiana" e non integralista. "Mi sono avvicinata da un anno a loro. Sono musulmani, ma italiani prima di tutto", spiega Kadigia. "Mi sono sentita più affine a loro che ai mie connazionali".

In Italia, spesso, le donne musulmane vivono all'ombra dei loro mariti. Senza imparare la lingua e senza lavorare. "Non conoscono niente di questo Paese - chiude Kadiga - Le tradizioni e le usanze dei loro Paesi, portano tutto con loro. E questo è sbagliato".

Sono diversi i casi finiti alla ribalta delle cronache nazionali. Donne musulmane, vittime dei genitori o dei mariti violenti. Mogli e figlie che vogliono vivere all'occidentale ed essere libere.

Ragazze che preferiscono i jeans o le gonne al velo. E per volere questo si prendono botte, insulti e a volte rischiano pure la morte. Un problema che ha un solo nome: mancanza di integrazione. E un problema che spesso rimane relegato nelle silenziose mura domestiche.

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