"Scola più votato di Bergoglio". Quella svolta che cambiò il conclave

Papa Bergoglio eletto anche grazie alle divisioni interne del fronte conservatore. Il retroscena svelato dal vaticanista O'Connell

"Scola più votato di Bergoglio". Quella svolta che cambiò il conclave

Non erano in pochi a pensare che il successore di Joseph Ratzinger sarebbe stato scelto tra i cardinali sudamericani. C'è chi si riferisce a Jorge Mario Bergoglio in termini di "sorpresa" e chi ritiene invece che l'ex arcivescovo di Buenos Aires avesse già partecipato, da candidato, all'elezione del Conclave del 2005, quello che ha portato il teologo tedesco sul soglio di Pietro. Dove per "candidato" si deve intendere che era stato votato dai suoi ' colleghi' porporati, non che avesse avanzato ambizioni personali.

Ma un libro, firmato dal vaticanista Gerard O'Connell, sembra destinato a chiarire una volta per tutte come siano andate le cose nel 2013, quando i "prinicipi della Chiesa" hanno optato per un pontefice di cambiamento e proveniente dall'Argentina.

Stiamo parlando di The Election of Pope Francis: An Inside Account of the Conclave That Changed History, un'opera balzata alle cronache nel corso di queste ore. L'autore disegnerebbe esattamente il quadro di partenza e la sua evoluzione. Vediamo come sarebbero andate le cose. il primo uno contro uno, si fa per dire, doveva avere per protagonisti il cardinale Angelo Scola, che oltre a non considerarsi affatto come il grande sconfitto di quel Conclave, ancora oggi viene spesso dato "in quota Ratzinger", per una successione più naturale possibile e, in qualità di 'avversario', un ecclesiastico riformatore. Si era pensato al cardinale Scherer, ma il porporato brasiliano al primo giro ha potuto contare su solo quattro preferenze. E per questo, stando alle ricostruzioni presentate, il suo nome è stato messo da parte.

Ma perché l'ex arcivescovo di Milano non è stato sostenuto in blocco da tutti quei porporati che avrebbero voluto un altro papa conservatore? La spiegazione non è semplice. Secondo l'opera citata, quello che per semplicità chiameremo il "fronte conservatore", all'epoca si è diviso attorno a due nomi: il cardinale Angelo Scola, appunto, e il cardinale canadese Marc Ouellet. La distribuzione delle preferenze non ha consentito né al primo né al secondo di raggiungere una posizione maggioritaria. E al primo scrutinio, i voti che sarebbero dovuti arrivare a Scherer, sono finiti dalle parti di Buenos Aires. Una variabile indipendente poteva essere rappresentata dal cardinale O'Malley, votato a "sorpresa" - a sua volta - nel corso del primo turno. Nelle votazioni successive, però, gli ecclesiastici riuniti in Conclave hanno preferito far confluire i consensi sul nome di Jorge Mario Bergoglio. Con l'intervento decisivo, per chi crede, dello Spirito Santo.

Questo, in estrema sintesi, è una parte di quanto svelato dalla fatica di O'Connell. Di retroscena su quel Conclave ne esistono tanti. Partendo da questa dettagliata analisi, però, è possibile notare come i cosiddetti 'ratzingeriani' si siano spaccati al loro interno, consentendo a un nome terzo di emergere. Secondo quanto riportato pure da Vatican Insider, l'autore ha messo in evidenza le scelte operate dai porporati italiani: i cardinali del Belpaese non hanno trovato la quadra. La stessa che, con ogni proabilità, avrebbe consentito la rielezione di un papa del Vecchio Continente.

Vale la pena sottolineare, infine, come in alcuni ambienti vicini alle "cose vaticane", prescindendo per un attimo dal libro di O'Connell, si racconti spesso del ruolo svolto dal cardinale Donald Wuerl, dimessosi poco tempo fa dall'arcivescovato di Washington, nel

convincere anche i cosiddetti "conservatori" a votare per quello che poi sarebbe divenuto il Santo Padre. Coloro che sono incaricati negli Stati Uniti, differentemente dagli italiani, avrebbero trovato subito compattezza.

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