Prima il ringraziamento «sentito» a Sergio Mattarella, poi l'appello all'unità, perché «superare le distanze politiche e culturali» che «ci dividono» non è un'opzione ma «un dovere», in nome del «comune obiettivo della salvezza del Paese». Dura circa mezz'ora il primo Consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi che, come era prevedibile, non abbandona la sua proverbiale discrezione. Si limita a poche riflessioni, elenca quelle che sono le cinque «emergenze indifferibili», ma senza avventurarsi in dettagli. «Sono rispettoso del Parlamento e le linee programmatiche del governo le illustrerò la prossima settimana», spiega ai neoministri. Appuntamento, quindi, mercoledì in Senato e giovedì alla Camera.
In un clima che molti dei presenti raccontano «solenne», ma anche «pesante» per la «consapevolezza della sfida», il premier elenca le sue priorità: in testa l'emergenza sanitaria, a seguire quella economica e poi scuola, ambiente e sociale. Non entra nello specifico. Però sul fronte economico spiega che «non basterà difendere i posti di lavoro» perché «dovremo anche crearne di nuovi andando oltre la logica dei sussidi». Sul fronte scuola, invece, ribadisce che «si sono perse troppe ore e troppi giorni» e che nei mesi a venire bisognerà assolutamente «porre rimedio» alla cosa. Non dice di avere in mente di prolungare il calendario scolastico fino alla fine giugno, ma molti dei presenti hanno la sensazione che sia proprio a quello che sta pensando.
Si dilunga, invece, sul fronte vaccini. Perché la campagna va avanti a fatica e invece è necessaria un'accelerazione. Per Draghi è questa la priorità numero uno. Non ne parla in Consiglio dei ministri, ma l'idea sarebbe quella di fare una forte pressione sulle aziende farmaceutiche che producono il vaccino per il Covid-19 facendo valere il prestigio internazionale di cui gode il nuovo governo. Si pensa, poi, a un coinvolgimento maggiore dell'Esercito - che potrebbe gestire centri vaccinali «da campo» - e dei medici di base. Che potrebbero avere un ruolo di primo piano nella campagna, ovviamente per i vaccini di AstraZeneca e Johnson&Johnson che - a differenza del Pfizer - non necessitano della cosiddetta «catena del freddo». Comunque l'essenziale è stare al passo con il piano vaccinale che prevede la consegna di 14 milioni di dosi entro marzo.
Altro tema, ben chiaro a Draghi, è la tenuta degli equilibri parlamentari. Il fatto che venga da una lunga carriera in Banca d'Italia prima e alla Bce poi, non significa infatti che il neo premier non sia consapevole delle insidie della politica. Anzi, chi lo conosce sostiene che Draghi è molto più sensibile agli equilibri della politica di quanto si possa immaginare. Insomma, è quanto di più lontano ci sia da un «tecnico» chiuso nella sua biblioteca. E, in effetti, seppure con il contributo decisivo di Mattarella, gli equilibri con cui è stata composta la compagine politica del nuovo governo sono lì a testimoniarlo. Ecco perché il premier già guarda ad eventuali insidie parlamentari, ben consapevole che il M5s - che vanta i gruppi più numerosi sia alla Camera che al Senato - è in fibrillazione. E pure in Forza Italia le acque sono agitate. Per ragioni diverse, infatti, i due gruppi sono nella burrasca. Tra gli azzurri, per dire, è partita la corsa alle poltrone liberate dalle neoministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, per non dire delle imminenti nomine a sottosegretario. E poi c'è la Lega, la cui tenuta viene considerata - sia da Draghi che dal Colle - non sicura. Il timore che nei prossimi mesi Matteo Savini possa sganciarsi, infatti, esiste. Magari non sarà così, ma la percezione che ne hanno a Palazzo Chigi e al Quirinale è questa. Ecco perché Draghi vuole chiudere la partita dei sottosegretari al più presto, appena incassata la fiducia. Ed ecco perché sta pensando ad una camera di compensazione tra governo e Parlamento, una sorta di cabina di regia politica per evitare spiacevoli incidenti di percorso.
Un filo che tenga insieme il governo, le Camere e le commissioni parlamentari. La formula ancora non è chiara (con i leader? con i capi delegazione? con i sottosegretari?), ma sull'urgenza del problema il premier non pare avere dubbi.
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