L’orrore delle bombe termobariche: cosa sono e cosa possono distruggere

In Ucraina si sono visti, sin dai primi giorni di guerra, lanciarazzi che possono utilizzare esplosivo termobarico. Si tratta di ordigni che sfruttano l'elevato calore e pressione per poter penetrare in profondità all'interno di tunnel e fortificazioni

L’orrore delle bombe termobariche: cosa sono e cosa possono distruggere

La guerra in Ucraina ha portato alla ribalta il munizionamento termobarico: sul fronte, e nelle fasi preparatorie del conflitto, si sono visti i mezzi russi TOS-1A, dei veicoli lanciarazzi su scafo di un carro T-72, in grado di sparare una salva di razzi – sul modello “Katyusha” - che possono avere nella loro testata bellica questo tipo particolare di esplosivo.

Fanno parte delle cosiddette “armi volumetriche”, che includono anche esplosivi FAE (Fuel Air Explosives). Sia il termobarico che il FAE operano su principi tecnici simili. Nel caso degli esplosivi “ad aria compressa”, quando un proiettile contenente un combustibile sotto forma di gas, liquido o polvere esplode, questo viene sparso nell'aria per formare una nuvola che viene quindi “accesa” per creare un'onda d'urto estesa che produce sovrappressione e si espande in tutte le direzioni. In un'arma termobarica, il carburante è costituito da un monopropellente e particelle energetiche. Il monopropellente esplode in modo simile al TNT mentre le particelle energetiche bruciano rapidamente nell'aria circostante dopo brevissimo tempo, provocando un'intensa palla di fuoco e un'elevata sovrappressione. Il termine “termobarico” deriva infatti dagli effetti della temperatura e della pressione combinati sul bersaglio.

Il munizionamento termobarico è stato utilizzato da molte nazioni del mondo e la loro proliferazione è un'indicazione di quanto efficacemente queste armi possano essere impiegate in terreni urbani e complessi. Infatti la particolare capacità delle armi termobariche di fornire elevati calore e pressione in un singolo momento non può essere riprodotta dagli esplosivi convenzionali senza una massiccia distruzione collaterale.

Le armi termobariche hanno anche un particolare utilizzo dato proprio dalle elevate temperature che possono raggiungere a seconda dei componenti utilizzati (polvere di alluminio o magnesio in qualità di particolato energetico): si prestano infatti per la neutralizzazione di esplosivi con carica chimica anche del tipo nervina.

L'impiego generico che se ne fa, però, è rivolto a un certo tipo di bersagli come tunnel o una rete di bunker per eliminare il personale grazie all'onda d'urto e al calore. La maggior parte di quelli che vengono definiti Hard and/or Deeply Buried Targets (HDBT), vale a dire i tunnel nella roccia, sono così profondi che le armi convenzionali presenti negli attuali inventari delle forze armate, non possono penetrare a profondità sufficienti per colpire direttamente i loro bersagli, siano essi personale o assetti particolari come sistemi di comunicazione, comando e controllo. Se la detonazione di un'arma termobarica avviene internamente a una struttura rinforzata (come un bunker) o semplicemente in un tunnel, il suo effetto si amplifica per questioni legate alla concentrazione dell'onda d'urto. La maggior parte dell'energia si sviluppa sotto forma di calore, che può raggiungere, al centro dell'esplosione, anche i 2500/3000 gradi centigradi.

Le armi termobariche sono presenti in entrambi gli arsenali di Russia e Stati Uniti: le più grandi e potenti in assoluto sono la GBU-43/B “MOAB”, acronimo di Massive Ordnance Air Blast (ma soprannominata Mother of All Bombs), che è stata utilizzata per la prima volta in Afghanistan il 13 aprile del 2017, e la controparte russa, la FOAB (Father of All Bombs), che in realtà in russo prende il nome di Aviation Thermobaric Bomb of Increased Power (ATBIP).

Queste due bombe vengono però usate principalmente allo stesso modo di un altro ordigno, ampiamente usato durante il conflitto in Vietnam: la BLU-82 “Daisy Cutter”, anch'essa a carica termobarica.

Il concetto operativo è quello di ripulire una determinata area dalle mine, oppure creare una zona libera da vegetazione per l'atterraggio di elicotteri, solo successivamente è stata usata anche come arma psicologica durante il conflitto contro l'esercito iracheno.

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