In molti pensavano di aver dormito male la notte, di aver fatto un movimento sbagliato in palestra o a un dolore reumatico. Invece no: dietro a forti dolori ad una spalla che causano rigidità su tutto l'arto e movimenti ridotti c'è ancora una volta lo zampino di Sars-CoV-2. L'aumento dei casi di pazienti con questa problematica durante la pandemia, ha posto l'accento su un aspetto poco conosciuto e sottovalutato degli effetti indiretti del virus e di un possibile collegamento con esso.
Cos'è la "spalla congelata"
In gergo medico, si tratta di capsulite adesiva (Ca), meglio conosciuta come "spalla congelata" perché, appunto, improvissamente rigida e con l'impossibilità di movimento. "Da marzo 2020 a settembre 2021, il numero di persone con questo disturbo è aumentato in maniera esponenziale, solo ora iniziamo a vedere meno casi perché i pazienti stanno tornando a farsi visitare", racconta a Repubblica il dott. Matteo Vitali, specializzato nella patologia della spalla nell'Unità di Ortopedia e Traumatologia dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e autore di una articolo pubblicato su Science Direct su come possa influire la pandemia Covid-19 sugli esiti della spalla congelata. Il disturbo può essere causato da molti fattori tra i quali si registrano squilibri immunologici, biomeccanici, endocrini e infiammatori che portano a infiammazione cronica e successiva fibrosi. Allo stesso tempo, può essere causato da ansia e depressione ed è per questa ragione che l'aumento esponenziale di queste diagnosi in aree con forte circolazione di Covid-19, abbia fatto pensare che il virus possa essere stato la causa scatenante.
"Aumento esponenziale"
In epoca pre-Covid, questo disturbo colpiva quattro persone su cento, durante la pandemia addirittura 50 su 100, in pratica più di 10 volte tanto. "Esiste anche un'associazione dimostrata tra spalla congelata e patologie depressive e ansiose - aggiunge Vitali - I pazienti con una predisposizione ad ansia e depressione e che soffrono di 'spalla congelata' di solito sono il 4% ma nel corso della pandemia ho visto un aumento esponenziale, e questo è importante perché sottolinea il fatto che la capsulite adesiva non va trattata solo come disturbo ortopedico ma anche con un approccio psicologico". Ad esserne più colpite sono soprattutto le donne tra 45 e 60 anni ansiose ma anche con predispozione per malattie autoimmuni come con diabete e tiroide.
Lo studio italiano
Sempre alla "spalla congelata" è dedicato uno studio italiano pubblicato su Journal of Shoulder and Elbow Surgery la scorsa estate, dopo un anno dalla pandemia. I numeri di questa ricerca sono bassi ma le 12 persone con capsulite adesiva valutata dopo accurate ricerche e diagnosi con radiografie e risonanze magnetiche hanno dimostrato che tutti i pazienti, compresi tra 42 e 73 anni e con 8 donne e 4 uomini, hanno riferito la comparsa di dolore e rigidità alla spalla solo dopo aver contratto il Covid-19. Anche questa patologia, quindi, rientra di diritto in quelle del famoso Long Covid, cioé postumi del virus anche dopo molto tempo e in chi ha contratto forme lievi della malattia.
Come si cura
Come riporta un portale specializzato, i trattamenti per questa patologia possono essere molteplici e vanno da esercizi di allungamento e mobilizzazione ma senza sforzare i movimenti e, inizialmente, sotto la supervisione di un terapista, al trattamento con il calore che può contribure a sbloccare l'articolazione grazie all'aumentata vasodilatazione locale. Altre terapie fisiche riguardano ultrasuoni, laserterapia e tens spesso impiegate per accelerarne il recupero.
A volte si può ricorrere a locali iniezioni di cortisone per ridurre il dolore negli stadi iniziali ma anche l'utilizzo di farmaci antinfiammatori per via orale o topica. Infine, si può ricorrere alla medicina complementare e alternative con manovre osteopatiche e agopuntura che apportare importanti benefici riducendo al minimo il rischio di effetti collaterali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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